Giornali. Libero ma suddito della monarchia

“Libero” è abbastanza un giornalaccio: lo sfoglio in metropolitana e un po’ mi vergogno. Ma ho le mie ragioni: sto cercando qualcosa, che un amico mi ha segnalato e che in effetti a un certo punto trovo.


Si tratta di due paroline e di una sigla, nel riquadro dove si dichiara la proprietà del giornale, la direzione, le redazione (di Milano e di Roma), le condizioni d’abbonamento, la concessionaria per la pubblicità, eccetera eccetera. Alla voce “Testata”, si specifica la ragione sociale di “Opinioni Nuove – Libero quotidiano” e poi – in un corpo otto pressoché illeggibile – le paroline e la sigla di cui sopra: “Giornale del MMI”.
Telefono alla redazione del giornale e mi accerto; MMI sta per Movimento Monarchico Italiano. Ovvero: “Libero” è (non so se “anche” o in esclusiva) il giornale di un Movimento Monarchico Italiano: partito politico di cui ignoravo l’esistenza (anch’esso forse in corpo otto, e dunque pressoché invisibile), ma che comunque dovrebbe procurare al giornale di Feltri l’ausilio statale che si deve a tutti i giornali di partito.
Se tu trasecoli, benigno lettore, sappi che ho trasecolato anch’io! E poi si parla – e io stesso l’ho fatto – di scarsa iniziativa italiana, di produttività in calo, di mancanza di investimenti redditizi nel nostro Paese? Ma quale altra nazione – USA, Germania, Cina – vanta un’iniziativa che con il miserrimo investimento in carta e inchiostro richiesto da quella scritta, frutta gli x miliardi della sovvenzione statale di cui sopra? O forse la cosa non va valutata come impresa industriale, ma solo come ennesima furbata all’italiana? E nessuno dice niente, tra coloro che vedono e sanno: gli avversari politici, la Corte dei Conti, Siniscalco e Berlusconi in affannosa ricerca di spese da tagliare. Nessuno ha niente da dire?
(Luigi Lunari)