Città – Busvia: alla ricerca di una alternativa

Venerdì sera le luci a festa venivano incontro a chi andava verso la chiesa di San Gottardo, restituendo un’immagine che sapeva di vigilia di Natale. L’umidità circostante ricollocava l’atmosfera in primavera. Nella sala sottostante la chiesa, all’incirca duecento persone hanno risposto all’invito dei comitati del “No busvia” in Valbisagno ad assistere alla presentazione di un progetto di viabilità alternativo, sviluppato da un gruppo di studenti della Facoltà di Architettura dell’Università di Genova, guidati dall’ing. Troilo, ordinario di architettura dei sistemi di trasporto.


Il gruppo di lavoro si è domandato che cosa porta un cittadino a prediligere il mezzo privato rispetto a quello pubblico. La risposta è stata la disponibilità continua del proprio automezzo. Perché avvenga la transizione da mezzo privato a quello pubblico è necessario ridurre i tempi di attesa ed incrementare la flessibilità di quest’ultimo. Così nasce questo progetto di viabilità sull’alveo del Bisagno con navette automatizzate sempre disponibili nelle aree delle fermate, alla stregua del Personal Rapid Transit (PRT), che collega Heathrow a Londra. L’idea è stata sviluppata in circa quattro mesi di lavoro, dunque non definitiva, ma fondata su un’analisi accurata della valle dal punto di vista demografico, geomorfologico, non trascurando la criticità idrica del torrente che la solca e l’influenza delle valli attigue.
I people mover sembrano rappresentare una delle alternative possibili per la viabilità della zona. E’ stato un peccato non ascoltare nella stessa serata altri progetti. Sicuramente il confronto tecnico con Troilo, che non ha voluto entrare nel merito del dibattito politico, sarebbe stato efficace e costruttivo. Gli interventi invece si sono assestati nello spazio tra doverosa opinione e preoccupazione personale, inframmezzati in alcuni casi da parole di intolleranza e malcelate interpretazioni politiche. Un contraltare non felice alle passate altrettanto infelici esternazioni dell’amministrazione cittadina.
Al movimento “No busvia” va il merito di aver riportato l’attenzione cittadina su una valle bistrattata, risvegliato la partecipazione degli abitanti con iniziative vivaci (gli aperitivi sulle strisce pedonali sono degni delle performance del Living Theatre), ed anche quello di aver riattivato gli storici comitati di quartiere. Non mancano preoccupazioni comuni tra queste realtà, ad esempio la rimessa AMT dell’area Gavette collocata sotto il complesso scolastico di via Lodi.
La riuscita di un’alternativa per questa valle si gioca anche sul dialogo tra i diversi comitati, al di là di una frammentazione corporativistica.
(Maria Alisia Poggio)