Lettere – Museruola alla tassa dei rifiuti
Preoccupati della piega che sta prendendo la faccenda della tariffa sui rifiuti, abbiamo ritenuto di inviare questo invito, a mezzo stampa, alla nostra Amm. comunale e AMIU affinché riflettano e abbandonino “la mediocrità per l’ eccellenza” quale criterio da seguire nelle loro scelte in materia di ciclo dei rifiuti.
Lasciamo da parte le sigle che ci hanno solo complicato la vita negli ultimi anni e parliamo di quella che i cittadini dovranno continuare a pagare perché il Comune continui ad occuparsi dei loro rifiuti. Innanzitutto lasciamo da parte anche la parola rifiuto a cui molti, in particolare i governi che si sono succeduti, continuano a dare significati atti solo ad aggirare il fisco, e parliamo invece di materiale post consumo, che e’ tutto ciò che buttiamo via ma che può trovare ancora un suo impiego: i rottami con cui si fanno ormai da tempo le auto senza estrarre altro minerale dal sottosuolo, la plastica delle bottiglie dell’ acqua minerale con cui facciamo i maglioni, lo scarto di cucina con cui concimiamo il nostro giardino e così via.
Tariffa e materiali post consumo un binomio che può risolvere il problema che assilla come tante città anche Genova: se separi gli scarti della tua cucina dalla plastica della bottiglia di acqua minerale, la carta del tuo giornale dal vetro della tua bottiglia di birra, produci materiale post-consumo pronto per essere riutilizzato con innegabili vantaggi economici rispetto al fatto di utilizzare la materia prima. Le industrie risparmiano, la nazione pure e lo stesso deve essere per il cittadino che e’ l’artefice primo di questo guadagno e grazie a questo “premio” il ciclo virtuoso e’ mantenuto.
Il ministro Ronchi ci aveva pensato inventando la tariffa, cioè il meccanismo secondo cui chi produce più rifiuti paga di più, come d’altronde si fa da sempre per l’acqua, il gas e l’energia elettrica.
Sono passati ormai 13 anni da quel decreto ma nonostante gli inviti della comunità europea ad applicare il principio del “chi inquina paga”, l’ Italia non solo li ignora, ma applica indebitamente alla tassa sui rifiuti un altra tassa chiamata IVA.
Adesso la Corte Costituzionale se ne e’ accorta e denuncia la truffa che anche l’ Agenzia della Entrate conferma: milioni di Euro indebitamente presi dalle tasche degli Italiani sotto forma di IVA dovranno essere restituiti.
O forse no, sarebbe infatti sufficiente riformare il modo con cui si paga la tassa sui rifiuti applicando il principio che nel lontano ’97 ispirò il Decreto Ronchi: i Comuni continuerebbero a prelevare l’ IVA sulla tariffa dei rifiuti e il cittadino, che pur dovrebbe continuare a pagarla, avrebbe però la possibilità di risparmiare e lo farebbe producendo meno rifiuti, realizzando in fondo ciò che a parole tutti si augurano avvenga prima o poi.
Ma con italica fantasia il nostro amministratore locale “trova l’inganno”: pur di non complicarsi la vita, dando il giusto riconoscimento ai cittadini che producono meno rifiuti, bizantinamente ma anche prepotentemente cancella dal vocabolario il vero significato di tariffa e lo sostituisce con uno di comodo che gli permetta di assoggettarlo all’ IVA.
E’ inutile dire che si tratta di una squallida mossa che non solo perpetua un furto ai danni della collettività ma contraddice ogni benché minima intenzione di risolvere il problema dei rifiuti in maniera sostenibile.
E purtroppo a tutto questo non e’ rimasta immune neppure Genova, dove Comune e AMIU stanno febbrilmente balbettando per una soluzione che lasci, prima di tutto, le cose come stavano prima, alla faccia delle Direttive europee e, quel che e’ più grave, anche delle belle intenzioni sul ciclo dei rifiuti che stanno dimostrando.
Invece, viste le loro intenzioni anche ambientalmente “virtuose” per ciò che riguarda certi aspetti del ciclo dei rifiuti, potrebbero dimostrare coraggio e sposando l’eccellenza al posto della solita “mediocrità”, rilanciare i Progetti Porta a Porta di Sestri e Pontedecimo adottando in via sperimentale tariffazione personalizzata (tipo Priula) e, perché no, nel frattempo invitare i cittadini ad autocertificare il proprio sforzo di riduzione e differenziazione dei materiali post-consumo attraverso iniziative come il compostaggio domestico, l’ uso dei pannolini riutilizzabili, l’acqua liscia e gasata alla spina nei ristoranti, e la diffusione di stoviglie riciclabili al posto di quelle usa e getta nella ristorazione collettiva.
(Franco Montagnani – Legambiente Liguria Circolo G. Rebora San Pier d’ Arena)