Dopo-elezioni – Che fine hanno fatto i Verdi?

Mentre alle amministrative francesi accanto alla grande astensione Europe écologie arriva ad essere il terzo partito, in Italia i Verdi, già scomparsi in Parlamento , ma ancora presenti nelle giunte regionali, con le recenti elezioni sono spariti. Cavalcando noTav, Rifiuti zero, Acqua pubblica in un moto di protesta generale i Grillini hanno incassato l’1,7% dei consensi nazionali, pur presenti in sole cinque Regioni: il loro 4,08% ha determinato la sconfitta della sinistra in Piemonte, fuoco amico a parte, anche se in questi giorni litigano per entrare nelle giunte come fa tutta la casta.


La connotazione antipartitica elettorale ha avuto la meglio, propugnando proprio temi cari al Sole che ride. Così in Liguria uno stentato 1,8 % non permetterà ai Verdi neppure un rappresentante in Regione. Ma senza i Verdi avremmo avuto ad esempio un piano-casa più governativo, ci sarebbero state forse meno cura per il paesaggio, meno attenzione agli animali, al verde, alla raccolta differenziata, all’inquinamento, all’istituzione di parchi.
Nel rileggere l’appello agli stati generali di Europe écologie di Cohen Bendit e compagni si colgono riflessioni sul modo d’intendere la produzione e il lavoro, preoccupandosi della disoccupazione, s’invoca la tutela del pianeta, sottolineandone le risorse non infinite. Le risorse del pianeta hanno un limite, dunque preserviamole, ma anche le persone hanno il diritto di vivere dignitosamente e con il lavoro si dà libertà e dignità.
Proponendo comunque un altro modello di sviluppo sociale ed economico. “Saggio opporsi all’idolatria di merci e bisogni indotti“ diceva Latouche , ma occorre una decrescita slow, ovvero ridurre i consumi piano piano, non li si può sopprimere. Nel nostro paese spesso le battaglie dei Verdi appaiono una politica dei no, lontane dai problemi. Dire no a una fabbrica che inquina è giusto, ma il lavoro ? Contestare sì una centrale affumicante, chiedendone però la riconversione, non la soppressione.
Dire no ai gassificatori, ai termovalorizzatori sembra far pagare di più a cittadini e imprese italiani per acqua, energia, rifiuti. Così appare all’opinione pubblica al di là delle lotte sulla tutele della salute e del territorio e nonostante le devastazioni funeste avvenute.
La Liguria è priva d’impiantistica dei rifiuti, nessuno dei 53 termovalorizzatori italiani è presente: a Genova migliora la differenziata (+ 25% nel 2008), ma lontana dal 65% del 2012 e le discariche scoppiano. Soltanto sette dei 235 comuni liguri raggiunge il 35% (dati 2008) e così multe per 1,6 milioni di euro, in aumento perché nessuna provincia chiude il ciclo.
E’ però grazie ad associazioni e Verdi se ad esempio Genova avrà il Piano del Verde o se nello spicciolo il comune rivedrà il progetto del mercato di corso Sardegna dove i terrazzamenti artificiali delle nuove costruzioni rappresenterebbero il verde. A Spezia c’è lite tra sindacati e ambientalisti, contrari alla riqualificazione del waterfront che dovrebbe portare invece nuovi spazi fruibili e opportunità di sviluppo. Profeti i Verdi con il loro slogan elettorale : “il futuro ci darà ragione”. Il futuro appunto, non l’oggi e l’incomprensione non priva di colpe resta tra cittadini e Sole che ride.
(Bianca Vergati)