Servizi pubblici – Ora illegale

Una delle cose che lascia trasparire la distanza percorsa da un computer che arriva dalla Cina, è che alla sua prima accensione ti trovi di fronte l’ora del paese di partenza. Fino a che i sistemi operativi non si sono evoluti potendo approfittare della connessione a internet per reimpostare l’ora in modo autonomo, il compito era delegato al tecnico. E allora cosa c’era di più comodo che rinunciare a cercare il cellulare fino chissà dove e guardare fuori dalla finestra l’orologio pubblico, una delle poche cose antiche ancora funzionanti del nostro Comune, l’orgoglio delle visite al centro storico per amici e turisti.


Gli orologi pubblici hanno per anni svolto una funzione importante, segnando con precisione gli orari di apertura e chiusura dei negozi, delle multe sui parabrezza, dei treni da prendere o da perdere. Oggi hanno perso questa funzione però mantengono la loro caratteristica di “ora ufficiale”. Proviamo a pensare che cosa potrebbe succedere se improvvisamente fosse sbagliata. L’orologio del vigile urbano non ha alcun valore legale perché non soggetto a tarature ufficiali. Almeno non mi risulta, visto che tutti i vigili hanno il loro personale al polso. Se mettessi un banchetto, non lo levassi per l’ora concordata, il vigile mi farebbe la multa. In tribunale si potrebbe contestare proprio la prova dell’ora. E la vincerei sicuramente, specialmente se l’ora sbagliata dovesse darla poi, testimoni alla mano, Lui, il nostro amico orologio pubblico.
Bene, ora che ci siamo convinti che a qualcosa un orologio pubblico può servire, alzando l’occhio a quello installato da Porta dei Vacca godetevi lo spettacolo di vivere oggi 8 aprile 2010 in un mondo dove non esiste l’ora legale. Infatti il Comune non ha aggiornato il sistema. Considerato che l’ora è cambiata è già da tempo, non si può nemmeno parlare di problema tecnico, nel frattempo avrebbe dovuto essere stato risolto. Vogliamo burocraticamente darci la risposta di “procedura non più governata da nessuna funzione interna”? Un Vigile urbano, interpellato, se la ride. Per lui, il suo orologio da polso è più che sufficiente a marcare l’ora – illegale – della multa.
(Stefano De Pietro)