Trasporti – Sogno svizzero

Premettiamo: la Svizzera è ricca. Zurigo è tra le città il cui livello di benessere è tra i più alti del mondo. La modernizzazione del loro sistema di trasporti è iniziata nel 1930 e non si è più interrotta. Non si possono fare confronti. Una visita a Zurigo è fuorviante, disturbante, sconsigliabile per un utente AMT: il contraccolpo al ritorno è troppo pesante.


Prima di tutto, girando per la città, colpisce il silenzio. Questione di carattere nazionale? No, questione di sistema di trasporti. Moltissimi, silenziosi e moderni tram – anche autobus, ma soprattutto tram – e un sistema ferroviario capillarmente collegato a quello dei trasporti urbani: quando si è sul tram un video informa delle fermate successive, e in corrispondenza delle stazioni ferroviarie compaiono le coincidenze con i treni in partenza da quella stazione. Tempo massimo registrato di attesa di un mezzo, anche di domenica, cinque minuti, ma i tempi ordinari sono di due o tre minuti. Dopo mezzanotte si può arrivare a 7 / 10 minuti. Una volta saliti ci si siede sempre. Il servizio è più che splendido, la gente lascia l’automobile a casa, e le automobili in giro sono pochissime.
Si dirà: tutto questo all’utente deve costare moltissimo. Dipende. Il biglietto singolo nell’area urbana, integrato con la seconda classe della linea ferroviaria costa più che da noi: 2.50 franchi, pari a circa 1.80 euro contro i nostri 1.20. Ma se si passa all’abbonamento annuale quello di Zurigo è decisamente più economico: 432 franchi svizzeri, che corrispondono a 302 euro, mentre il nostro viaggia a 335 euro.
Poi si torna. Di come stiano andando le cose col servizio AMT sono pieni i giornali. E poi c’è l’esperienza personale e quella degli amici, soprattutto coloro che vivono e/o lavorano a ponente. Inutile aggiungere dettagli e narrazioni. Il sistema dei trasporti urbani era uno dei punti di attacco del programma della giunta, ma la situazione non è affatto migliorata, e si prosegue per prove ed errore. Quanto alle idee innovative, ad ostacolarle con la speranza di sabotarle ci pensa la lungimiranza del “comitato” di turno. Dopo il paradiso tramviario zurighese si precipita nello sconforto a leggere (La Repubblica-Lavoro 8 febbraio) che il progetto della “busvia” in Val Bisagno ha scatenato nientemeno che una “ribellione”, e che abitanti e commercianti della zona hanno già fatto la loro raccolta di firme e si dicono “pronti a tutto” (!) nel caso che il comune “si azzardi” a realizzare il suo progetto, limitando il traffico privato e facendo sparire 156 parcheggi.
(Paola Pierantoni)