Immigrazione – Questa non è una sanatoria
Che l’argomento clandestini non fosse chiuso, era scontato. Troppi interessi in gioco, troppo impatto sociale, troppo peso elettorale.
“Per noi non esiste la parola sanatoria”, tuonava Maroni, a maggio 2009, gonfiando i muscoli e rassicurando l’elettorato impaurito dal bombardamento mediatico. Invece nell’estate è arrivata la “sanatoria badanti”, che seppure non abbia riscosso il successo sperato e sia ancora impantanata nelle tortuosità burocratiche in molte città, ha fatto emergere dalla clandestinità tante persone, uomini e donne, tra cui – presumibilmente – anche qualche badante.
Sembrava che tutto si fosse, nuovamente, fermato, a causa di più rilevanti impegni all’agenda del governo, quando Rosarno ha dato un colpo di accelerazione. Il timore di disordini sociali più gravi di quelli avvenuti in Calabria ha portato in Senato un pacchetto di misure per l’emersione dall’irregolarità e dal lavoro nero. Un primo provvedimento prevede che gli irregolari ottengano un permesso di soggiorno provvisorio in cambio della denuncia della propria condizione di clandestinità: il permesso provvisorio è necessario a trovare un’occupazione, se alla scadenza di esso l’irregolare non ha trovato un lavoro si procede all’espulsione. Il secondo provvedimento stabilisce una sanatoria per i datori di lavoro che intendono autodenunciarsi, qualora siano disposti a regolarizzare i lavoratori ed a pagare i contributi arretrati (Corriere della Sera, 28 gennaio).
Il pacchetto fa parte della cosiddetta Legge comunitaria 2009, che recepisce recenti direttive europee, passerà alla Camera prima di diventare operativa, e, a quanto affermato dai mezzi di informazione, mette d’accordo maggioranza e opposizione.
Il fatto è veramente bizzarro, dal momento che l’approvazione della legge svuoterebbe di significato il famoso “pacchetto sicurezza” di Maroni, che tanto ha fatto discutere per l’introduzione del reato di clandestinità e per le violazioni delle direttive comunitarie. I provvedimenti in discussione ricordano molto da vicino la sanatoria “ad personam” effettuata nel 2007 in Francia da Sarkozy (http://www.stranieriinitalia.it/attualita-francia_in_arrivo_la_sanatoria_per_gli_irregolari_811.html ), tranne che per un aspetto. In quel caso, si ebbe il coraggio di chiamarla per quello che era: una sanatoria, appunto. Per ora il termine ed il concetto di regolarizzazione non compaiono né sui mezzi di informazione né dalle parole dei politici, forse sarebbe disdicevole in tempo di elezioni. Come diceva Magritte, Ceci n’est pas une pomme.
(Eleana Marullo)