Moschea – Chi tace acconsente
Vero è che nei giardinetti di Via Napoli il 20 gennaio alle 17.00 c’erano molti cittadini. E freddo. E vento. Alcuni seduti su un trentina di sedie disposte davanti alla casetta avevano preso i posti migliori, quelli davanti allo schermo, un banale telo che proiettava immagini e audio del dibattito che si svolgeva all’interno della casetta, già stracolma di gente. La maggioranza, invece restava in piedi, le mani dentro le tasche, i cappelli calati sulle orecchie e le sciarpe. Pareva il rifugio Torino. O un campo base, dal quale, ognuno dei presenti sarebbe potuto partire per arrivare in vetta.
Vero è che c’erano anche le guide per arrivarci: Gad Lerner, l’imam Hussein, monsignor Marino Poggi, Andrea Ranieri, Luca Borza ni, Carla Peirolero, che con le parole più belle dicevano cose belle, quelle che spaziano dalla solidarietà all’ascolto per scivolare su rispetto, integrazione, fratellanza, dio. Ed è stato nei fatti e negli sguardi un pomeriggio stupendo. Per i cittadini presenti e per i non cittadini, per i fedeli e gli infedeli. A parlare del senso e del perché si deve e si può costruire una moschea a Genova, e al Lagaccio.
Tuttavia può stupire anche i più volenterosi l’esito del referendum autogestito promosso dalla Lega Nord in merito alla moschea perché colpisce al cuore quel pomeriggio disarmandolo e togliendo a quei cittadini favorevoli e infreddoliti la parola. Sono andati a votare “5287 e 5228” hanno risposto “no”, su “oltre 29.000 potenziali votanti”.
Ad opporsi al referendum spiega Repubblica il 24 gennaio, volantini del Pd, Rifondazione, Anpi, Arci, Cgil e Comunità di San Benedetto oltre al “lancio di una decina di uova da parte di una gruppo di giovani, forse dei centri sociali”.
Enrico Testino, “portavoce di Progettare la città – La valle del Lagaccio” propone di utilizzare il mercato ittico, spostando il problema altrove, e dichiara “ne ho parlato con l’imam Hussein e con Hamza Piccardo”, “sappiamo che la comunità islamica sarebbe più che interessata e favorevole”.
Negli anni la comunità islamica genovese è stata “favorevole” a molte soluzioni. Ma tutte si sono incagliate nei pregiudizi di poche migliaia che la volevano distante.
Nel giorno della memoria, ma anche in quelli successivi e nei mesi a venire dovranno prendere la parola i 23000 cittadini del Lagaccio che nulla hanno avuto da dire in merito. Perché la cosa non li riguardava, non la sentivano come un problema, non era in agenda.
Comunque della loro astensione la Lega Nord tenga debitamente conto, per mancanza di quorum, come per ogni referendum che si rispetti. Dispiace. Non siamo in Svizzera.
(Giovanna Profumo)