Città – Drop in al Ghetto: dal conflitto alla partecipazione

Un’informazione poco attenta alla complessità dei fenomeni e alla pluralità dei punti di vista può creare allarme, seminar zizzania, alimentare conflitti la cui risoluzione comporta sprechi di tempo e di energie.
È quanto è accaduto con un paio di articoli del Secolo XIX di giovedì 10 dicembre 2009, intitolati “Centro per i drogati, ‘barricate’ nel Ghetto” e “Al ‘drop-in’ di Pré buchi e spaccio in presa diretta”.
Si riferivano al drop in (il centro di accoglienza dove i tossicodipendenti possono “fare un salto” per rifugiarsi, rifocillarsi, lavare se stessi e gli abiti e soprattutto avere opportunità concrete di uscita dalla droga grazie all’incontro con operatori specializzati e informazioni sulle comunità di recupero) previsto dal Comune nel programma di riqualificazione generale della zona del Ghetto, con un finanziamento specifico della Regione.


Venivano riportati ed enfatizzati i timori di abitanti ed esercenti, esasperati dal persistere del degrado e convinti che una struttura del genere possa incrementare il via vai dei “tossici” e degli spacciatori. Invece si accennava appena (senza darle la parola) ad Afet Aquilone onlus, l’associazione attiva dal 1981 sul territorio della città e della provincia di Genova nei settori sanità e formazione, che d’intesa con Comune e Asl 3 gestirà – con ottime credenziali – la nuova struttura in Vico San Filippo, grazie alla lunga esperienza maturata nelle precedenti sedi di Vico Tana e dell’attuale provvisoria di Piazzetta del Vico Nuovo (vedi OLI n. 242 http://www.olinews.it/mt/archives/2009/12/lettere_drop_in.html).
Gli articoli citati, più la notizia circolata senza fondamento che un incontro di chiarificazione con i residenti, organizzato dal Municipio I Centro Est, era stato immotivatamente annullato (mentre si tenne, ma senza la partecipazione dei diretti interessati) fomentarono un forte malcontento in una parte di popolazione, già costituitasi in comitato del Ghetto.
Il Comune rispose tempestivamente convocando per martedì 15 un incontro a Tursi, presenti l’assessore ai Servizi sociali Roberta Papi, il presidente del Municipio Aldo Siri, dirigenti e funzionari comunali, responsabili e operatori dell’associazione Afet Aquilone, il suddetto comitato e altri abitanti della zona.
Sulle prime l’atmosfera era molto tesa, con forte sfiducia e risentimento nei confronti del Comune, violentemente accusato dall’agguerrito comitato di disattendere le aspettative dei cittadini e di proporre iniziative valide in altri luoghi ma controproducenti in quel contesto.
Il fronte ha cominciato a incrinarsi quando altri residenti hanno preso la parola, sottolineando come la presenza di spacciatori e tossicodipendenti sia solo uno dei problemi patiti dalla zona, da combattere in un più ampio quadro di interventi sociali, e che anzi il drop in può costituire un’opportunità di recupero e controllo. L’associazione Afet Aquilone ha ricordato i buoni risultati conseguiti nelle precedenti sedi, addirittura con l’appoggio del vicinato che dapprima era contrario e che alla fine si rese conto che i “drogati” non sono mostri da allontanare o annientare, come taluni si augurerebbero, ma persone in difficoltà che affrontano i propri problemi con scelte sbagliate da cui possono recedere, se messi in grado di farlo senza essere emarginati bensì rimanendo parte attiva – sia pur sofferente – della società.
A poco a poco il clima s’è disteso. L’assessore Papi ha tirato le fila proponendo di mettere in atto un percorso di partecipazione e collaborazione tra gli interessati, con incontri periodici – già avviati – in cui discutere e definire concretamente i tempi e le soluzioni per realizzare al meglio questo servizio con vantaggio di tutti.
(Ferdinando Bonora)