Informazione – Avventurarsi nel 2010 senza Diario

Di questi tempi in Italia puoi svegliarti una mattina e scoprire di non poter neanche più tenere un Diario. Così accade a chi apre l’ultimo numero di novembre del mensile omonimo dal titolo, forse evocativo, Paura. A dicembre Diario sembra chiudere definitivamente.
Non è la carta ad esser venuta meno. La funanbolica redazione di Diario ce l’ha insegnato nel corso di questi anni, dal 1996 ad oggi. Potrebbero scrivere su ogni millimetro di carta disponibile, oppure appropriarsi di ogni tipo di superficie o supporto (poster, VHS, DVD etc). Non è stato neanche il censore ad averlo requisito. Il suo operato è stato però più sottile: ha fatto sparire il lettore!


Non si tratta dell’opera di un prestigiatore, ma di un lavoro lento che risale ormai ad alcuni decenni fa. Per descriverlo possiamo ricordare proprio le parole di alcuni collaboratori della rivista che negli scorsi mesi i genovesi hanno avuto modo di incontrare in diversi appuntamenti pubblici. Andrea Jacchia, uno dei redattori, descrivendo “Patria”, ultimo libro di Enrico Deaglio, presentato a Genova lo scorso settembre, diceva che gli italiani hanno attraversato gli anni dal ’78 ad oggi un po’ come dei bambini ai quali sono state raccontate delle mezze verità infarcite di termini quali “servizi deviati”, “doppio stato” etc. Questo linguaggio consolatorio ha fatto digerire molti accadimenti e fatto passar altri sottogamba. La curiosità di tanti lettori è stata spenta ed è difficile per la prosa lineare e stimolante di questo periodico portare un po’ di luce nella bambagia.
Diario ha indagato, raccontato e ricordato tredici anni d’Italia e non solo. La redazione non ha disdegnato alcun tipo di argomento, passando dall’inchiesta alla ricetta di cucina, dalla critica letteraria al necrologio. Ma più di ogni altra cosa Diario ha contribuito a dar luce a tanti episodi, come il G8 di Genova, sui quali non bisogna ancora mollare la presa ribadendo la necessità di giustizia.
Uno dei rischi della particolare convergenza in cui viviamo è proprio il venir meno della memoria. A luglio presentando a Genova il libro-documentario “Governare con la Paura” di un gruppo di collaboratori di Diario, Beppe Cremagnani, Enrico Deaglio e Mario Portanova, e Massimo Calandri, giornalista de La Repubblica, raccontavano come attraverso una conoscenza puntuale dei fatti alcuni studenti di una scuola tedesca avessero messo in scena una rappresentazione teatrale sul G8 di Genova. Quanto è possibile una cosa del genere in Italia?
Diario ha fatto da puntello alla nostra storia recente rendendo significative anche ricorrenze storiche che forse non sarebbero entrate a far parte del nostro calendario così facilmente. Come pensare al 27 gennaio, giorno della memoria, senza gli speciali Diario della memoria che iniziarono nel 2001?
Sembra un po’ più difficile avventurarsi nel 2010 senza questo sostegno. L’ultima uscita di dicembre si intitolerà “Futuro”, attendiamo speranzosi le nuove forme che questa esperienza giornalistica assumerà in futuro.
Diario su Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Diario
Diario sito web: http://diario.picomax.it/
Patria di Deaglio: http://www.patria1978-2008.it/
Beppe Cremagnani: http://it.peacereporter.net/articolo/16566/Buon+vento,+Beppe
(Alisia Poggio)