Migranti – Diritto al voto tra promesse e fughe
Il diritto al voto amministrativo agli immigrati regolari era già previsto dalla Convenzione Europea di Strasburgo del 1992 e gli immigrati già votano in 17 paesi dell’Unione Europea; in alcuni da molto tempo: Irlanda dal 1963, Svezia dal 1975, Spagna 1985. Il voto degli immigrati inizialmente ha premiato i partiti, di destra, di sinistra o di centro, che hanno introdotto tale diritto, successivamente è stato distribuito a sinistra, destra e centro.
Da noi il diritto al voto era già inserito nella proposta di legge Turco-Napoletano del 1996 ma, grave errore, è stato stralciato durante il suo iter parlamentare. Nel 2004 alcuni comuni, tra cui Genova e Venezia, hanno deliberato la modifica del proprio statuto introducendo il diritto al voto, ma i governi nazionali di destra e sinistra, con motivazioni diverse, hanno annullato queste delibere: il governo Prodi, ad esempio, promettendo un disegno di legge, promessa mantenuta in parte: il disegno di legge Amato – Ferrero è stato sì presentato, ma non è mai arrivato in aula.
“Niente tasse senza rappresentanza – aveva detto recentemente il sindaco di Venezia Massimo Cacciari – qualsiasi liberale in questo paese deve fare proprio questo slogan”. Non si tratta soltanto di superare una discriminazione nei confronti di cittadini che risiedono e lavorano regolarmente nelle nostre città contribuendo al 10% del PIL, al 7% dei contributi INPS e che versano 6 miliardi di euro in tasse e imposte, si tratta soprattutto della qualità della nostra democrazia: possono essere considerate democratiche elezioni dove è vietata la partecipazione al 10-15% dei cittadini residenti, come è già capitato alle ultime amministrative?
Con il diritto di voto, i migranti diventano soggetto politico ed oggetto di interesse per la politica e sarà più difficile per i politicanti rincorrere le esigue minoranze razziste. Così il diritto al voto avrà la funzione di un antidoto contro il razzismo: un male che reca gravi danni a chi lo subisce ma anche a chi lo esercita come è avvenuto col nazismo. Ora l’immigrazione viene usata come capro espiatorio di tutti i mali, per distrarre i cittadini dalle questioni vere ed urgenti. Se l’attenzione di chi vota tornasse a concentrarsi, ad esempio, sulla perdita di potere d’acquisto di salari e pensioni e sulla disoccupazione, si potrebbe sperare in un ritorno di questi problemi al centro delle campagne elettorali, si potrebbe sperare ce venissero finalmente sfrontati.
Il diritto al voto dei migranti è una conquista per tutti, il nostro paese diverrebbe più sicuro, vivibile e soprattutto più democratico e civile.
(Saleh Zaghloul)