Cemento – La Liguria del piano casa e delle case vuote

Il piano casa della regione Liguria ha superato il primo esame: il 26 Ottobre la Commissione ambiente e territorio ha approvato il testo che verrà discusso il 28 Ottobre in aula. Gli emendamenti della minoranza, che avevano causato un’esplosione di critiche (ampliamento fino al 75% per le cubature ridotte, estensione dei benefici alle piccole aziende, applicabilità del piano all’interno degli enti Parco) e che sono valsi a portare il piano casa della Regione Liguria sulle prime pagine dei quotidiani, sono stati ritirati. Verranno riproposti in consiglio.
Il Fatto quotidiano (20 ottobre) titola in proposito “Cemento sul deserto” accostando la corsa all’ampliamento prospettata dal piano casa regionale al record detenuto dalla Liguria: il maggior numero di case vuote.


Se infatti nell’ultimo decennio Biasotti-Burlando, recita l’articolo, sono state costruite decine di nuovi porticcioli turistici, portando i posti barca da 14mila a 30mila (un ormeggio ogni 47 abitanti) ed un piano casa particolarmente indulgente porterà, se approvato in via definitiva, ad un attacco alle aree di pregio paesistico, la Liguria vanta il record del maggior numero di case vuote in proporzione agli abitanti, e secondo le previsioni di spopolamento, dovrebbe perdere da qui a vent’anni almeno 200mila abitanti.
Il censimento del 2001, parla di circa 31mila edifici sfitti nella sola città di Genova, metà dei quali irrecuperabili. Che il dato sia di rilevanza sociale, più che semplicemente urbanistico, si evince da due articoli differenti che raccontano di come si abita a Genova. Su Repubblica-Lavoro(29/7/09), è illustrato il tentativo del Comune di rimettere a disposizione le case vuote, grazie all’opera di un’Agenzia sociale per la casa, nata col fine di garantire un anno di affitto ai proprietari intimoriti dalla possibile morosità degli inquilini. Un altro è la storia, recente, di una vedova abusiva da una vita (Il Secolo XIX 7/10/2009), che esclusa dalle liste per l’assegnazione delle case popolari, si sposta tra le (tante) case popolari sfitte del quartiere delle lavatrici a Prà, rimettendo in sesto l’appartamento e abitandovi fino a che non viene obbligata ad andarsene ed a cercare una nuova sistemazione.
Il panorama offerto dalle notizie è quantomeno incongruo. Da una parte il piano casa prospetta aumenti di cubature, incentivi a costruire, cantieri e crescita, dall’altra il tessuto sociale sfilacciato mostra impossibilità di pagare gli affitti, proprietari sfiduciati, case vuote e collasso demografico. Gli interessi economici e le esigenze sociali non hanno nulla in comune, tranne la direzione: a rapido passo verso lo scoppio della bolla immobiliare.
(Eleana Marullo)