Cornigliano 2009 – Sole a Riva

C’è un sole che è una meraviglia a Cornigliano venerdì 16 ottobre. Risplende su container, capannoni, aeroporto. E’ un incanto. Sembra quasi che Riva l’abbia ordinato a Dio per fare bella figura nel giorno dell’inaugurazione dei nuovi impianti. Autorità, fotografi, giornalisti e sindacato si salutano ossequiosi ed anche i nastri, che verranno tagliati per il nuovo corso, scintillano tricolori tra coni di luce.
A quattro anni e tre mesi dalla firma dell’Accordo, tutti dichiarano che quanto fatto è nel quadro del rispetto delle intenzioni e che, infine, una città che rinuncia alla sua vocazione industriale sarebbe una città distante dalla realtà, diventerebbe una città inconsapevole.


Benedice il Cardinal Bagnasco, parla Daniele Riva poi Vincenzi, Repetto e Burlando. Le frasi escono frammentate da un impianto acustico inadeguato all’evento. Ma la voce unanime della politica risulta nitida, fiduciosa nel futuro.
Il sindacato, per quest’evento, non è invitato a parlare. Di certo una mancanza nei confronti di chi è stato, in questi anni, un soggetto determinante.
Dietro tutti i presenti, l’impianto pulsa immerso in un capannone enorme che soffia rotoli zincati di varie dimensioni, splendenti solo come può splendere il prodotto finito. Sole a parte.
Non ci sono dubbi, l’impianto è lì, concreto come la produzione può esserlo. Nonostante la crisi.
Emilio Riva, ultraottantenne, ha dovuto cedere la parola al figlio Daniele. Il padre è afono. Ma energico e ospitale con le autorità. Lo abita un vigore d’altri tempi: accoglie, accompagna e saluta. Alcuni rispettosamente lo chiamano “il vecchio” e paventano la sua dipartita. Ma non sanno che lui è fatto della stessa pasta di mamma Rose dei Kennedy. Va guardata negli occhi questa energia e chissà che, in futuro, la scienza non sia in grado di decifrarne il codice, per regalarne un po’ alla politica. E’ la stessa energia che c’è nello sguardo di Angelo Bagnasco che, sotto il cappello rosso da cardinale, scannerizza la realtà implacabilmente e la attira a sé.
A giochi fatti è impossibile porre domande. L’evento non le prevede. Non è a programma tantomeno chiedersi a quante persone darà lavoro l’impianto, cosa ci sarà dopo, a crisi finita, e perché gli uffici, ridotti all’osso, fisicamente incollati al nuovo complesso produttivo, abbiano subito la cancellazione di commerciale e acquisti, trasferiti a Milano. La truffa, venti milioni di euro di perdita per il gruppo Riva – che coinvolge la sede di Milano e gli uffici di Taranto – non arriva sino a Genova. Prende rotte diverse.
http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_dallapuglia_NOTIZIA_01.php?IDNotizia=274969&IDCategoria=11
Forse Emilio Riva è afono anche per questo. Forse trasferire le competenze degli acquisti a Milano, collocando in cigs molti degli addetti della vecchia ILVA di stato, è un prezzo da pagare.
(Giovanna Profumo)