Festa di laurea. Un pover’uomo bianco vittima dei pregiudizi

Alle 6.30 del 13 Novembre, corrente l’anno 2004, è nata A. La madre, E., è una ragazza di ventotto anni, dall’intelligenza curiosa e dalla cultura enciclopedica e raffinata, eburnea ed analitica per il sangue teutonico che per un quarto le scorre nelle vene. Il padre è M., senegalese trentatreenne di Dakar, a Genova da una decina d’anni.


Suo nonno, come spesso racconta, è un eroe nazionale ed è addirittura ritratto in una statua in una piazza della capitale.
Il 14 Febbraio 2004 E. e M. si trovano ad una festa di laurea, alla Commenda di Prè. Gli invitati, una settantina, rappresentano un ampio ventaglio di etnie di provenienza. Coincidenze, poco fortunate: E. dimentica la macchina fotografica in auto ed esce rapidamente per recuperarla, M. nello stesso istante rientra dopo essere uscito per fumare una sigaretta. Per il custode delle sale della Commenda l’associazione è immediata: probabilmente è stato commesso un furto ed il responsabile non può essere che la persona più scura della sala. In uno slancio epico, prende per il collo della camicia M. e decide di sbatterlo fuori, dandogli del ladro. Inevitabile reazione. La rissa viene evitata grazie all’intervento degli invitati che separano i due contendenti. Il peggio sembra scongiurato, ma alle minacce di chiamare la polizia, sventagliate dal custode, M. risponde con grande sicurezza, orgoglio e sangue freddo: “No. La polizia la chiamo io”. Le forze dell’ordine arrivano, ascoltano le testimonianze, comprendono la situazione. L’episodio finisce con un’ammonizione verbale al custode, che, impaurito ed in lacrime, chiederà scusa al “ladro”.
Un fatto privato come questo, mai arrivato alla cronaca, suscita alcune domande. Ad esempio, ci si interroga su quanto peso abbia la formazione dell’opinione pubblica sul rallentamento dell’integrazione, quali siano i canali attraverso i quali viene privilegiata un’equazione straniero=criminale.
Oltre alle domande, un auspicio: che ci siano più reazioni, sane come quella di M., o come quella degli immigrati senegalesi che ad agosto, quest’anno sono scesi in piazza a manifestare al grido di “pace e libertà”. Al fine di preparare ad A., al mondo da poco più di 24 ore, la strada e gli strumenti per l’integrazione.
(Eleana Marullo)