Città – Le melanzane della Marta

Dalle pagine dei quotidiani della settimana scorsa si affaccia sorridente la faccia della mia sindaco che, zappa in mano, invita Michelle Obama a prendere lezioni di orticultura da lei. Ha un aspetto più gioviale e quotidiano della first lady del presidente più importante del mondo ma questo non mi esime dal provare una immediata paura. Prima di tutto perché già l’anno scorso abbiamo passato settimane nel consigliarle, attraverso radio e quotidiani, come utilizzare il suo abbondante raccolto di melanzane. E i ‘tormentoni’ estivi sono simpatici, ma per due estati di seguito diventano ripetitivi. Che si passi per lo meno alle zucchine.


Ma ho paura anche perché mostra di crederci, quando aggiunge che il prossimo incarico di non so quale assessore sarà quello di ‘mappare’ il verde in città per vedere com’è utilizzato. Ho paura che mi suggerisca che -in tempi di crisi- il mio dovere civico sia quello di trarre un qualche vantaggio economico dal mio spazio verde familiare. Perché io ce l’ho del verde (lo condivido in realtà con numerosi e distruttivi cinghiali) e se l’assessore venisse qui salterebbe sicuramente fuori che sono una cattiva cittadina.
Prima di tutto perché sono meno mattiniera della prima donna cittadina, mi alzo solo per le sei e mezzo, ma la prima ora della giornata è destinata a nutrire, lavare, vestire e preparare i figli per la scuola. E me per l’ufficio. Quando torniamo a casa per le sette di sera il pargolame di cui sopra ha delle necessità che non sempre possono essere espletate fra zucchine, broccoletti e cavolfiori. Bisogna preparare la cena, controllare i compiti, pulire la casa. Se poi innaffio il mio orto vengo accusata da qualche mio vicino di ‘disperder acqua inutilmente’ e – effettivamente – nelle caldi e afose estati, ogni tanto ordinanze comunali mi vietano di innaffiare le verdure.
Quando passo il decespugliatore il sabato pomeriggio il mio vicino infermiere che fa i turni si lamenta che non riesce a dormire. Devo potare gli alberi e tener bassa l’erba, per scongiurare il pericolo incendi nella periferia genovese. Però una volta che li ho potati non li posso bruciare, perché nel territorio comunale è vietato e si rischiano salate multe. Ho anche chiamato l’AMIU per chiedergli cosa ne dovevo fare, mi han detto che se li sminuzzo finemente e li metto in sacchetti posso riempire fino a un terzo i cassonetti della mia zona. Ho chiesto a mio marito di sminuzzare finemente tre enormi tronchi di ulivo che abbiamo potato e lui mi ha guardato prima me, poi la grattugia che usiamo per il parmigiano, con perplessità via via crescente.
Insomma, niente di personale contro le melanzane, ma oggi per una famiglia in cui tutti lavorano o studiano, coltivarle è diventato un lusso. E’ meglio lasciarlo fare a chi, per mestiere, lo sa fare e ne ha il tempo. Alle first lady e ai sindaci, appunto.
(Maria Cecilia Averame)