Lettere – Da Genovese a clandestino
A causa della crisi, tra la fine del 2008 e tutt’oggi almeno tremila lavoratrici e lavoratori migranti hanno perso il lavoro nei settori della cantieristica navale, delle costruzioni, dei servizi e del terziario.
Questi lavoratori regolari spesso non hanno accesso ad ammortizzatori sociali, e a causa della Bossi Fini vanno seriamente incontro alla perdita del permesso di soggiorno. Alcune questure, compresa Genova, interpretando in maniera intelligente la norma che prevede la concessione di un permesso per attesa occupazione “non inferiore a sei mesi” finora hanno evitato che la situazione precipitasse.
Ma ha prontamente provveduto il ministro Maroni con una circolare che pone nella concessione di questa tipologia di permesso il limite tassativo di sei mesi!
Quale è la logica?
Forse Maroni e il governo pensano e programmano che decine di miglia di immigrati regolari che risiedono in Italia ormai da molti anni, che hanno comprato casa, fatto nascere qui i loro figli o li hanno fatti venire nel nostro paese, cosi come i loro vecchi, diventino clandestini, se ne vadano, si cancellino, spariscano insieme alle loro cose, ai loro affetti, che spesso sono anche i nostri.
La combinazione della crisi, della Bossi–Fini e del pacchetto sicurezza determineranno uno scenario degno di un vero paese razzista.
Se sei immigrato la crisi ti trasforma da Genovese a clandestino, senza rimedio: la tua famiglia è disperata, i tuoi legami affettivi spezzati dalla paura, i tuoi diritti di cittadino, comprese proprietà e interessi cancellati, e se hai figli minorenni registrati sul tuo permesso, questi potranno essere affidati ad altri dal Tribunale dei minori. Per strada ti potrà capitare di incontrare le ronde nero-verdi, finisce che hai paura di tutto e di tutti, ma non vuoi lasciare tutto quello che hai costruito qui con enormi sacrifici.
Genova è una città di tradizioni alte sul piano dei diritti: saprà reagire per quel che è il suo pezzettino di ruolo e responsabilità in questo paese, non abbandonando se stessa e i migranti?
Molti sono gli amici o i semplici conoscenti con cui ci interroghiamo sull’andare via da questo finto paradiso che sta diventando un inferno per i migranti, ma anche per ognuno di noi che non sopporta più di stare in una realtà sempre più estranea, aliena per chi abbia avuto il privilegio di aver vissuto da adulto in questo paese, quando (non tanto tempo fa) nessuno usava come un’arma la parola “identità”, e per molto meno di quel che stiamo vedendo sarebbero scesi in strada cittadini di centro, di sinistra, di sinistra sinistra, e penso anche di destra liberale. Che enorme tristezza.
(Marco Roverano)