Quartieri senza muri
C’è nella pianificazione delle periferie, una presunzione incancellabile, che porta a organizzare e gestire il territorio informale secondo concetti innestati dall’alto, come se questi spazi non ospitassero nulla di significativo, come se non si costituissero già in un sistema di rapporti sociali e di iscrizioni culturali.
Per essere percepite come risorsa, andrebbero invece comprese nella loro imprevedibilità, anarchia e adattabilità, ….., sempre che ci sia spazio, vista l’aria che tira.” (Flavio Albanese)
Noi siamo quella periferia, siamo quella gente, siamo quel sistema di rapporti consolidati in una costellazione di realtà associative che abbiamo voluto chiamare “Arcipelago Lagaccio”
Noi viviamo in “quell’aria che tira”, aria di carica di paure, di razzismo e di insicurezza per il futuro.
Siamo le Associazioni, presenti sul territorio da anni, qualcuna da decenni.
Siamo 25, in senso largo, comprensive di gruppi, membri di istituzioni scolastiche, parrocchie, polisportive e bocciofile, pubbliche assistenze e gruppi giovanili che hanno costituito una rete.
Facciamo ognuno il proprio mestiere per vivere meglio, per garantire servizi e quindi intessere una rete di rapporti umani che costruisce la vera “sicurezza” del vivere in una parte della città più efficace di tante forze dell’ordine o, peggio, di tante ronde.
Abbiamo scritto un libro che raccoglie le nostre idee di come dovrebbe essere l’insieme dei tre quartieri Oregina, Lagaccio e S. Teodoro.
Di come lo sfregio di una colata di cemento iniziata negli anni ’60 potrebbe trasformarsi in un qualcosa di più vivibile.
Di come rapporti umani che tendono a scomparire nella nevrosi del vivere quotidiano potrebbero migliorare.
L’abbiamo chiamato “Quartieri senza muri”, non occorre spiegarne il significato ambivalente.
Abbiamo voluto tracciare un percorso per le attuali istituzioni e per quelle che verranno, perché ogni volta che ci sarà un Euro da spendere venga speso nella direzione giusta: non vogliamo finire nei guai come lo zio Stojil, personaggio dei romanzi di Pennac, che voleva difendere Belleville, quartiere multietnico di Parigi, dai cattivi trafficanti ma anche dagli onesti imprenditori edili.
Chiediamo marciapiedi e piazzette ma anche riqualificazione culturale, parliamo di Caserma Gavoglio, di scuole e asili, di chiese e del parco del Righi, perchè del quartiere conosciamo ogni piccolo e grande problema per scelta o per mancanza di alternative al vivere qui e ora.
Il questo senso la comunità musulmana in arrivo potrebbe essere semplicemente la ventiseiesima associazione della rete, coinvolta nell’interesse a migliorare le cose.
L’abbiamo presentato a Richard Burnett, architetto, che vive e lavora a Londra e collabora con il Comune di Genova il quale ha apprezzato il nome Arcipelago, ha recepito alcune nostre idee e ha promesso di venire a passeggiare con noi lungo le nostre vie.
Se ne volete una copia, fra le centinaia già distribuite, chiedetela a questa mail: quartiereinpiazza@tiscali.it
(Marco Colucci)