Ex libris – Premi letterari? Meglio “Alassio cento libri”

In attesa che a metà giugno venga nominata la cinquina da cui uscirà il vincitore del Premio Strega 2009, le polemiche divampate intorno al celebre premio letterario sembrano essersi placate. Ma per almeno un mese sulle pagine culturali dei maggiori quotidiani (in particolare Corriere della Sera e la Repubblica) tra editori che s’incazzano (Mauri-Spagnol), autori che si autocandidano (Scurati) o si autoescludono prima ancora di essere nominati (Del Giudice), insospettabili critici letterari che fanno outing (Asor Rosa) il panorama che ne è uscito fuori, di giorno in giorno, non può certo definirsi dei più garbati.


Si avvertiva la sensazione nettissima che tutto venisse, persino con un certo compiacimento, ricondotto al pettegolezzo, all’azzardo, alla mossa plateale (beninteso nessuno dimentica quanto dietro ci siano forti interessi economici). Se a ciò aggiungiamo le recenti disavventure del premio Grinzane-Cavour (con il presidente della giuria finit o in gattabuia) e dell’ultima edizione del Viareggio (feroci liti tra i giurati divisi in fazioni e defezioni di alcuni di loro), si ricava (anche qui!) l’impressione di un villaggio mediatico, di un reality letterario.
In contrasto con questo scenario deprimente merita di segnalare un premio nostrano, “Alassio cento libri-Un autore per l’Europa”: una formula efficace, originale, indipendente da lobby editoriali (il verdetto viene formulato da una giuria di italianisti stranieri che insegnano in università sparpagliate in Europa). La sua cornice di mondanità contenuta offre risultati di ottimo valore e contribuisce a sottolineare il triste e talvolta comico spettacolo dei sapienti che litigano e si denunciano vicendevolmente. In proposito perché non rammentare cosa affermava Norberto Bobbio in un libro di cinquant’anni fa (Politica e cultura (1955), nuova ed. a cura di Franco Sbarberi, Torino, Einaudi, 2005, p. 25)? Cultura è anche cautela, riserbo, equilibrio…
(Marco Bellonotto)