Migranti – I cioccolatini di Prima Pagina

“La vita è come una scatola di cioccolatini. Non sai mai quello che ti capita!”. Così, nel film Forrest Gump, dice la madre al figlio, regalandogli la dose minima di saggezza alla quale ricorrere in caso di avversità.
Come una scatola di cioccolatini è Prima Pagina, trasmissione di Radio Rai Tre che, dalle 7.15 alle 8.40 del mattino, commenta articoli di quotidiani, accogliendo le telefonate di ascoltatori da tutta Italia. Giornalisti di destra, sinistra e centro si passano il testimone di settimana in settimana con un canovaccio inquietante e rassicurante al tempo stesso. Dopo di loro le persone chiamano, espongono la visione delle notizie, interpretandole e mettendoci del proprio.


La scorsa settimana a leggere le notizie Gian Antonio Stella. Quello della casta, delle inchieste scomode. Mito del giornalismo italiano. Partigiano dell’informazione nelle aspettative di chi sa che l’Italia è al settantunesimo posto per libertà dei giornalisti di fare il loro lavoro (www.unimondo.org). Ma mattina dopo mattina, Stella si attarda troppo sul divorzio di Berlusconi e Veronica e la trasmissione prende una china strana. Ed anche la storia dei clandestini intercettati via mare e riaccompagnati in Libia perde, durante la lettura degli articoli, quel non so che di disumano che anche la mente più assopita può scorgere. L’ingiustizia diventa tollerabile ed in un paese così stretto e lungo, con così tanti problemi, certo, viene spiegato, non si possono accogliere tutti. Nel fondo del caffè mattutino finiscono anni di tolleranza, articoli di diritti umani e storia del Novecento. Seguono le telefonate di ascoltatori che, con rinnovato coraggio – impensabile in anni passat i – espongono una visione fascista della vita, per la quale se il mondo è diviso in due parti, di quella peggiore loro non se ne devono far carico. Stupisce la presa di posizione della Chiesa così indignata oggi. La stessa Chiesa che più di un anno fa contribuiva ad affossare il governo Prodi considerandolo come causa prima di una nazione diventata “il paese dei coriandoli”. Comunque per quei clandestini, viene detto, in Libia esistono luoghi adatti a valutare la loro posizione ed un’eventuale richiesta d’asilo. Che l’ascoltatore sia in macchina o stia vestendosi questa notizia consente di acquietare anche la coscienza più sinistra.
Tuttavia un ultimo cioccolatino rimane dentro la scatola.
A scartarlo Alessandra Ballerini, avvocato genovese, che spiega a Gian Antonio Stella quanto la Libia sia esclusa da un percorso sui diritti umani riconoscibile a livello internazionale. Dicendo che la maggioranza delle donne prima di raggiungere quei barconi sono state violentate durante il viaggio. E di luoghi destinati ad accogliere e valutare casi e richieste di asilo in Libia non se ne conosce traccia, a meno che non li abbiamo costruiti durante la notte.
(Giovanna Profumo)