Comitati/1 – 6 aprile 2009 il giorno della vittoria
Vittoria: lunedì 6 aprile l’orologio della piazza, è andato a posto. Abbiamo vinto. Dubbio: per le nostre rimostranze o per pura combinazione (come ha suggerito, al solito malevolo, l’ex edicolante)? Nel primo caso vuol dire che protestare serve nel secondo che far casino non serve perché le cose prima o poi vanno (quasi sempre) a posto. Cosa sarà preferibile?
Comunque mercoledì scorso ho incontrato un amico, un funzionario importante, che sta in zona. “Bene, ha detto indicando l’orologio e alzando il pollice, è tanto ossigeno per il comitato del buco…”. Ma senti, un comitato del buco? E chi ne sapeva niente.
Il buco è una voraginuccia che si è aperta sul perimetro della fontana della piazza. Da diverse settimane aspetta un intervento per ora annunciato col solito cavalletto, sacchetto rosso con acqua e segnalatore luminoso che non fa luce perché con pila scarica.
Ho riferito agli altri. Domanda: perché hanno fatto un altro comitato? Senza dircelo e specialmente senza che ce ne accorgessimo? Amarezza e riflessioni accorate: sullo (scarso) livello della comunicazione sociale pur in un ambiente così ridotto.
Discussione ulteriore: e ora noi cosa facciamo? Ci sciogliamo? Nel nostro atto di nascita – l’orologio della piazza – c’è anche il nostro confine materiale o siamo autorizzati ad impegnarci su altro? E in tal caso solo di orologi (ad esempio quello in fondo alla vicina via Assarotti che va per conto suo)? O i confini del comitato non sono geografici ma morali ed è la nostra sensibilità a dettare volta a volta gli obiettivi?
Tra noi – prevalgono i fan di Silvio! – è tacitamente convenuto che di cose “extra” (ecologia ad esempio) non si parla. I membri del comitato – per la maggior parte in età – non simpatizzano con la formula di lasciare il mondo meglio di come l’hanno trovato. Intanto perché lasciarlo è già una parola che innervosisce poi perché secondo loro negli ultimi anni il mondo è migliorato moltissimo e i loro nipoti faranno comunque un affare. Tanto per dire che sulla discussione circa i confini d’iniziativa del comitato pesano aspetti – età, disincanto, acidità di stomaco e simili – che producono risultati inattesi.
Ad esempio la proposta di passare dall’orologio al buco è stata accolta da alcuni con insofferenza e rapidamente il buco è diventato “quel belin di buco” o peggio. Stavamo sciogliendoci senza concludere nulla quando qualcuno ha osservato che in fondo il buco era una cosa concreta. Di colpo, ignorando l’evidente paradosso che faceva di un vuoto (il buco) una cosa “concreta” tutti si sono dichiarati d’accordo.
Ancora una volta Idriss ha stupito tutti. “Se boomerang ritorna è un vero boomerang?” ha detto. L’azione del comitato aveva centrato l’orologio e, come un vero boomerang, era tornato indietro così che potevamo dirigerlo sul bersaglio che ci pareva. Verso sera il farinotto mi ha detto “non sapevo che anche loro in Africa avessero il boomerang”. Non ho voluto deluderlo.
(Manlio Calegari)