Sicurezza – Il Pd tra Minniti e Touadi

16 aprile 2009, Salone di rappresentanza di Palazzo Tursi, dibattito organizzato dal PD genovese: “La sicurezza è tutela dei diritti di tutti”.
Primo relatore, il ministro-ombra (Interno) del PD, Minniti, rivendica la sicurezza come monopolio dello Stato e afferma che la via maestra per garantirla passa attraverso l’aumento dei fondi alle forze di polizia, che ha sofferto tagli pesantissimi dal governo. Le norme del ddl 733 non hanno sortito l’effetto di porre freno alla violenza- afferma il politico-così come la soluzione di portare l’esercito nelle città. “Combattere i clandestini”, tra i propositi elencati da Minniti, “distinguere chi delinque e chi no, la badante dallo stupratore”.


Grande rilievo dato anche a soluzioni urbanistiche: tra gli strumenti per garantire più sicurezza nelle strade, quindi, mezzi alla polizia, maggiore illuminazione delle piazze, più attenzione all’urbanistica, in modo da creare un territorio vissuto.
All’esposizione di Minniti seguono una serie di interventi della società civile, operatori del sociale, italiani e stranieri ( a riprova che la presenza straniera non si riduce alla dicotomia badante/stupratore). Rappresentanti di associazioni come CGIL, CISL, Comunità islamica Genova, ARCI, Ordine dei medici, Genova, Comunità S.Egidio, FIOPSD (Federazione Italiana degli Organismi per le Persone Senza Dimora ), SILP (Sindacato Italiano Lavoratori Polizia), Centro Studi Medì, Coord. Donne Latino Americane.
Tutti i prendono spunto dalle parole di Minniti, polemizzando, in alcuni casi, cambiando totalemente il fuoco. C’è chi ricorda, insieme alle vittime del terremoto, anche le migliaia di morti che giacciono in fondo al Mediterraneo e chiede, genericamente, al PD “Potevate abrogare la Bossi-Fini quando eravate al governo. Come mai non lo avete fatto?”, chi interviene sul linguaggio e sull’uso del termine “clandestini”, chi ricorda i diritti elusi, come l’iscrizione all’anagrafe dei figli dei clandestini,. Viene trattato il tema della sicurezza sul lavoro, sempre meno protetta dalla legge a causa delle nuove norme sugli appalti che negano la responsabilità dell’azienda appaltatrice.
Chi opera nel sociale è concorde nell’affermare che i clandestini non sono criminali e non vanno combattuti, che conducono una vita terribile dalla quale sono impossibilitati ad uscire, e che il mancato rispetto di diritti quali la libertà di culto e la possibilità di sviluppare un’identità multipla creerà seconde generazioni arrabbiate. Unanime la richiesta, da parte della società civile, di una risposta diversa alla questione sicurezza, ossia sul terreno relazionale, con un grosso investimento nel sociale.
A chiudere il dibattito, riunendo le istanze della politica e quelle della società, l’intervento di Jean L. Touadi, deputato del PD attualmente alla Commissione Giustizia.
“Si tratta di riempire la parola sicurezza di nuovi contenuti”, esordisce, per affermare, da una parte, l’importanza della legalità come fondamento della convivenza, dall’altro l’inviolabilità dei diritti umani, che sono connaturati all’uomo e non “gentile concessione”. Touadi elenca, richiamando il Manifesto di Saragozza, le condizioni da creare per garantire la sicurezza: decoro urbano, ma anche capacità di mediazione sociale, educazione alla legalità, cultura. “La società rifiuta pervicacemente di riconoscere il mutamento”, afferma Touadì, ma le paure non vanno stigmatizzate, bensì ad esse di devono dare risposte razionali.
I cittadini sono in attesa.
(Eleana Marullo)