Linguaggio – Una definizione dalla rete
“Casa”, da Wikipedia: “Per casa si intende una qualsiasi struttura utilizzata dall’uomo per ripararsi dagli agenti atmosferici (…) La casa non è solo il luogo fisico costruito e abitato dagli uomini. Essa è anche una rappresentazione simbolica spesso utilizzata in psicologia. Infatti, ad un livello psicologico profondo, la casa va a costituirsi come le fondamenta stesse della vita psichica di un individuo, per cui “essere a casa” equivale a “essere integri a livello psicologico”. Questo utilizzo metaforico della “casa” è stato impiegato da Renos K. Papadopoulos per l’analisi e il trattamento dei rifugiati, i quali si trovano a essere tutti indistintamente accomunati, più che da un trauma, dall’abbandono doloroso della propria casa e dal tentativo di recuperarla. Secondo le parole di Papadopoulos, «la casa non è soltanto un luogo, ma anche il fascio di sentimenti associato a esso.» Ed essendo, inoltre, il posto dove gli opposti vengono fatti coesistere e dove sono mantenuti in equilibrio, ovvero contenuti, la “casa” va a definirsi come la matrice stessa della soggettività. L’azione simbolica realizzata dalla “casa” sulla vita psichica degli individui si riflette anche su quella sociale, andando a rappresentare un costrutto chiave che riunisce, e in parte sovrappone, tre campi: oltre che quello intrapsichico, anche quello interpersonale e quello sociopolitico. Di conseguenza, quando si perde la “casa” si perdono o si frammentano anche le sue funzioni organizzatrici e contenitrici e ciò può portare alla frantumazione dei tre livelli: individuale-personale, familiare-coniugale e socio-economico/culturale-politico. È questa destrutturazione che nei rifugiati porta, secondo l’analisi di Papadopoulos, al disorientamento nostalgico.”
(da Wikipedia)