Carceri/1 – Più edifici e meno personale: la strategia del ministero
Si fa sempre più pressante, negli ultimi mesi, la situazione delle carceri italiane: 61 mila detenuti (aggiornato quotidianamente sul sito www.innocentievasioni.net) per una capienza di circa 43 mila posti; superati i livelli di affollamento pre-indulto; a Napoli 2700 detenuti per 1300 posti; nella Casa Circondariale di Castrogno (Teramo) quasi 400 detenuti e solo 185 agenti di polizia penitenziaria; a Favignana (Trapani) occupate celle dieci metri sotto il livello del mare; allarme in Sicilia per l’Ucciardone (690 detenuti per una capienza di 419) e il Pagliarelli (1206 detenuti per 999 posti). E non meglio va al nord, la capienza regolamentare è superata quasi ovunque, i letti a castello a tre piani sono la norma, materassi per terra dove non c’è spazio per aggiungere una branda.
La buona notizia è che anche il Ministro della Giustizia Angelino Alfano se ne rende conto, e lo esterna ai giornali: “talvolta siamo fuori dal principio costituzionale dell’umanità” (Corriere della Sera, 15 marzo 2009). Dopo questa pubblica presa d’atto, ci si aspetta una mossa verso la risoluzione. Anche perché fuori dal principio costituzionale dell’umanità, per Angelino Alfano, sono anche e soprattutto quella sessantina di bambini di età inferiore ai tre anni che risiedono nelle carceri con le loro madri, e per i quali, negli ultimi dieci anni, tutti i governi hanno detto di voler fare qualcosa senza trovare una soluzione. Carceri a custodia attenuata senza sbarre, con agenti senza divisa e maggiori educatori?
Benissimo: ma in fretta, perché l’emergenza è oggi.
E, sempre vista la attuale emergenza, il piano varato da Alfano a gennaio che prevede la costruzione di 17 mila posti in nuove carceri può non essere tempestivo se, come sottolinea Patrizio Gonnella dell’Associazione Antigone, per costruire un carcere di circa 200/300 posti ci vogliono almeno cinque anni.
Eppure, come sottolinea un’inchiesta di la Repubblica del 16 marzo, l’Italia è piena di carceri nuove, ‘inutilizzate o sottoutilizzate’: come il nuovo carcere di Bergamo, pronto e chiuso da un anno e mezzo, come a Monopoli, come a Reggio Calabria, dove al nuovo carcere manca solo la strada per arrivarci. Sono circa una ventina. E cosa manca per farle funzionare? Prevalentemente il personale: gli agenti di polizia penitenziaria a livello nazionale sono sotto organico di circa 5000 unità: sono sufficienti a mala pena per far funzionare il sistema penitenziario com’è organizzato adesso. E le risorse nel 2009 sono state tagliate del 7% rispetto all’anno precedente.
Strutture nuove (e vuote) ed altre da costruire: ma a cosa serve senza investire nel personale? Anche perché per sostenere “la valenza rieducativa e riabilitativa della pena” servirebbero figure come quella degli “Educatori penitenziari”, se solo entrassero in carcere, ma i 397 educatori che hanno superato il concorso ad Educatore penitenziario Ministeriale indetto nel 2003 sono ancora a casa. Tutto quello che possono fare per ora è aver creato un sito www.educatoripenitenziari.it in cui spiegano quale potrebbe e dovrebbe essere il loro ruolo.
(Maria Cecilia Averame)