Testimonianza. Vi racconto “Punto e a capo” una trappola da evitare

Dal presidente dell’AMN, Edmondo Bruti Liberati, riceviamo:
Ho letto i numerosi interventi riguardo la trasmissione “Punto e a capo” di giovedì sera 25 novembre; ringrazio per le manifestazioni di solidarietà e anche per le critiche di chi riteneva che a tale tipo di trasmissioni non si dovesse andare.


Alcune osservazioni.
L’incidenza della informazione TV sul pubblico è rilevantissima, ma il livello di pluralismo è noto. Comunicare in TV è difficile perché i tempi ristrettissimi (in Tv si misurano in secondi e non in minuti) rendono difficili esposizioni un minimo articolate. Non è impossibile e ne ho avuto la esperienza personale in alcune dichiarazioni rese nelle rubriche di Enzo Biagi, che , come ricordate duravano in tutto pochi minuti. Ma lì aiutava lo stile secco e razionalizzante (e la correttezza professionale) di Biagi.
Nelle trasmissioni dibattito la pressione verso la spettacolarizzazione, la accentuazione dei toni e la rissa è di per sé molto forte. Noi magistrati abbiamo l’esigenza di sottrarci alla demagogia ed al messaggio semplificato, abbiamo il dovere, per coerenza con la funzione che svolgiamo (anche quando interveniamo nel dibattito pubblico, quali cittadini) di rifuggire dalla spettacolarizzazione e dalla rissa. Tutto ciò è difficile anche nelle trasmissioni di approfondimento gestite da conduttori professionalmente seri e, se non assolutamente imparziali ( cosa ben difficile), almeno attenti al rispetto di un livello ragionevole di pluralismo della informazione fornita agli spettatori.
Gli inviti che ho avuto a partecipare a queste trasmissioni negli ultimi tre anni sono stati molto rari (alla faccia del pluralismo). Vi sono condizioni nelle quali si può prevedere ex ante che non vi saranno le condizioni per una presenza dignitosa di un magistrato e nel corso degli anni (da ultimo quale presidente dell’Anm e anche prima) in questo caso ho declinato l’ invito. Posso assicurarvi che un rifiuto, soprattutto se si tratta di trasmissioni importanti, provoca negli interlocutori una viva sorpresa, perché a quanto pare quasi nessuno sa resistere a queste sirene.
Una decina di giorni addietro, in un momento cardine della trattazione parlamentare dell’ordinamento giudiziario, ho declinato un invito a “Porta a Porta” perché le condizioni propostemi erano risibili: mi si chiedeva una dichiarazione preregistrata il mattino che sarebbe stata inserita nel corso della trasmissione serale (in realtà come noto registrata nel tardo pomeriggio), senza alcuna possibilità di replica, mentre il ministro Castelli sarebbe stato in collegamento in trasmissione.
Ho accettato di partecipare a “Punto e a capo” pur sapendo che si trattava di un programma fortemente orientato, perché vi partecipava il ministro Castelli ed il giorno dopo lo sciopero mi sembrava che il presidente dell’Anm non potesse, su una rete pubblica, sfuggire al contraddittorio. La realtà della trasmissione si è rivelata molto peggio di ogni previsione. Chi ha assistito ha visto il clima complessivo e l’atteggiamento tenuto dal conduttore Masotti, ma per chi non ha resistito segnalo gli elementi principali.
Servizi filmati
Un servizio in due palazzi di giustizia che sottolineava lo stato di disorganizzazione, dando la voce ad utenti e avvocati.
Due servizi su errori giudiziari.
Un collegamento esterno con il giornalista Lino Jannuzzi.
Il primo servizio, nonostante fosse tutt’altro che neutro, avrebbe consentito un approfondimento sulle ragioni del disservizio e magari, oltre alle colpe dei magistrati, avrebbe potuto chiamare in causa le responsabilità del ministro, ma il conduttore ha sempre immediatamente deviato su altro. Sondaggi: il dott. Piepoli era presente per riferire di un sondaggio effettuato il giorno prima dello sciopero, che si articolava su sei tabelle. Dopo la presentazione delle prime ed i miei interventi, poiché i risultati non erano abbastanza negativi per la magistratura ed anzi si prestavano a diverse letture, il conduttore ha detto alla regia di non mandare in onda le successive tabelle. Il dott. Piepoli al termine della trasmissione mi ha cortesemente messo a disposizione tutte e sei le tabelle, sulle quali in un altro messaggio ritornerò.
Sul sistema dei concorsi è stato proiettata una tabella (macchinossima ed incomprensibile); il conduttore non ha avvertito che non era redazionale, ma predisposta dal Ministro, il quale peraltro si è scoperto lamentando che una riga era stata tagliata. La mia facile replica sulla macchinosità dei concorsi mi è stata subito interrotta dal conduttore che ha annunciato la immediata pausa pubblicità (e al Dio pubblicità si deve obbedienza assoluta e pronta), ma poi ha dato la parola al giornalista Diaconale ed ha fatto un suo ulteriore commento, passando infine alla pausa pubblicità. Un elemento di colore sono gli applausi. In questo genere di trasmissioni oltre ad esponenti delle diverse posizioni in campo ( peraltro questa volta vi erano diversi avvocati, ma nessun magistrato), che applaudono secondo il loro sentimento, vi sono dei giovani (in termine tecnico i figuranti) retribuiti per “fare atmosfera”, rinforzando comunque tutti gli applausi. In questo caso la direzione di studio (tutto questo non si vede da chi assiste a casa) ha platealmente incitato i figuranti ad applaudire il Ministro.
Un parziale mutamento di clima si è avuto nella parte finale gestita dalla seconda conduttrice, Daniela Vergara, che si è comportata in modo corretto; ma ormai i temi principali erano stati affrontati e, non ultimo, come accade nella seconda parte di queste lunghe trasmissioni il pubblico degli ascoltatori si era drasticamente ridotto.
Tutto quanto è avvenuto va molto ad di là di quello che è usuale anche nelle trasmissioni più schierate e francamente devo dire che non potevo immaginare si arrivasse a tanto. Con l’esperienza del dopo avrei respinto l’invito, ma per le ragioni che ho esposto, ex ante dovevo accettare. In coso di trasmissione non potevo scendere a rissa, perché un magistrato non lo deve fare e comunque non ne sono capace; ne mi è sembrato di poter abbandonare la trasmissione, per il rispetto istituzionale che si deve al Ministro della Giustizia, chiunque sia il titolare pro tempore.
Una piccola soddisfazione è stata l’acrimonia e il disappunto che il Ministro ha mostrato verso il successo del nostro sciopero. E’ una conferma che questo sciopero era necessario ed utile e d’altronde è per questa percezione che i colleghi hanno aderito in massa.
(Edmondo Bruti Liberati)