Alta velocità – L’acqua perduta da Conrad a Rumiz
“La cascata non esisteva più. Le felci, ch’erano cresciute rigogliose sotto i suoi spruzzi, erano morte intorno al bacino disseccato, e l’alto burrone era solo una grande trincea, riempita a metà dai rifiuti degli scavi e dalle scorie. Il torrente, arginato a monte, mandava la sua acqua a valle in canali fatti di tronchi cavi, fissati su trespoli di legno, fino alle turbine che azionavano i magli sullo spiazzo inferiore – la mesa grande della montagna di San Tomé. Il ricordo della cascata, con la sua sorprendente vegetazione di felci, simile a un giardino pensile sopra le rocce della gola, rimaneva solo nell’acquarello della signora Gould…”
Il linguaggio di Conrad che in Nostromo prende la cascata perduta a simbolo della vita sacrificata allo sfruttamento della terra, è quello della letteratura. Quello di Paolo Rumiz su Repubblica del 22 marzo è il linguaggio del giornalismo, ma la lettura del suo articolo che parla degli scavi dell’Alta velocità nel Mugello è capace di colpire al cuore. Non a caso Andrea Agostini presidente Circolo Nuova Ecologia Legambiente di Genova lo sta largamente diffondendo nella sua rete. Lo segnaliamo anche noi (http://www.repubblica.it/2009/03/sezioni/ambiente/tav-torrenti/tav-torrenti/tav-torrenti.html): è un grido di dolore e di indignazione contro il massacro che interessi, speculazioni, indifferenza, ignoranza e miopia stanno compiendo, e sempre più compiranno, del nostro ambiente e della nostra vita.
(Paola Pierantoni)