Centro Storico – I castelli di sabbia della Maddalena
Nella rosticceria in via della Maddalena le persone fanno la fila come sempre, in attesa del turno, ma un cliente dice “che malinconia ormai a venire da queste parti! Tutti i negozi sono chiusi!”.
La malinconia è pericolosamente contagiosa, la gente non passa volentieri per una strada in cui si incontrano quasi solo serrande abbassate, e il suo non andare ne farà abbassare delle altre. Le ho contate, le serrande chiuse: sono 74; quelle aperte 54. Ovviamente ad ogni negozio o ex negozio possono corrispondere più serrande, ma il rapporto è quello: sono chiusi quasi il 60% degli spazi commerciali disponibili, e tra i pochi esercizi aperti si contano ben sei call centers.
Il fatto è noto e, per merito della attività degli abitanti del quartiere, si è conquistato una visibilità sulla stampa. In questi mesi ci sono stati diversi incontri tra abitanti ed istituzioni, il Comune lancia progetti e impegna fondi: Margini, assessore competente, dice (Corriere Mercantile, 18 febbraio) “…Proprio in questa zona stiamo cercando di investire fortemente e non solo dal punto di vista economico… abbiamo deciso di rifinanziare il bando per il sostegno alle attività economiche già presenti…” . Un articolo sul Secolo XIX del 31 gennaio informa però che i bandi di Tursi (“l’ennesimo tentativo di ripopolare di attività uno dei buchi neri del degrado cittadino”) stanno andando deserti nonostante le condizioni di affitto più che convenienti, e il sostegno assicurato con finanziamenti a fondo perduto e tassi di interesse agevolati. Infatti, dice Il Secolo XIX, c’è il “contesto intorno” che frena: i potenziali commercianti attirati dalle co ndizioni di affitto si avvicinano, si informano, poi si guardano intorno perplessi e prendono tempo.
Il “contesto intorno” è stato ampiamente descritto dagli abitanti del quartiere: spaccio, violenza, prostituzione, mancata manutenzione (lampioni, selciato divelto). Margini chiama in causa altre responsabilità, dice “Il problema è che molti soggetti istituzionali sono latitanti. Essendo il Comune l’unico ad essere presente è facile che debba essere poi oggetto dello sfogo di chi protesta… Senza un intervento massiccio delle forze dell’ordine contro la criminalità di cui è ostaggio la Maddalena ogni tentativo di costruire rischia di produrre solo castelli sulla sabbia”
Una chiacchierata con uno dei commercianti superstiti aggiunge però un’altra ipotesi sulle cause del degrado della Maddalena: il trasferimento attuato qualche anno fa di centinaia di dipendenti comunali – prima clienti in zona – da via Garibaldi al Matitone. L’osservazione del commerciante è interessante perché rileva che, in bene e in male, quanto avviene in un punto della città è determinato (e quindi può essere nuovamente influenzato) anche da quel che vi succede intorno.
Resta comunque difficile pensare che questa via possa ripopolarsi con gradualità: chiunque vi si affacci ora vede il proprio destino commerciale segnato. Per spostare la situazione dovrebbe esserci un salto netto, la riapertura contemporanea della maggioranza degli esercizi, con una offerta commerciale programmata, coerente ed interessante non solo per la zona (e meno che meno per mitici ed inesistenti turisti), ma per i genovesi nel loro complesso.
(Paola Pierantoni)