Sciopero 13 febbraio – A Roma contro l’umiliazione
Due enormi striscioni bianchi percorrono in tutta la sua lunghezza un terrapieno davanti al Colosseo: “A TARANTO DI INQUINAMENTO E LAVORO SI MUORE”. Le grandi lettere compongono le parole in verticale. La firma è di un gruppo di giovani i Tarantini fuori sede, studenti universitari che, dalla capitale, tengono d’occhio la loro città. Il corteo sfila davanti a loro, indifferente al monito e agli insulti che i pochi ragazzi urlano verso Riva, presente solo in spirito tra i suoi operai in sciopero
Un freddo nordico a Roma venerdì 13 febbraio, e un sole allungato che, a tratti, riscalda la manifestazione. Tantissime bandiere rosse e pettorali gialli per difendere, oltre a tutto il resto, anche la costituzione.
Si sono in messi in treno e in pullman nel cuore della notte per raggiungere Roma. Da Genova una lanterna Cgil e molta musica di De André e striscioni Fiom e Pubblico Impiego, di tutta Italia, puntellano il corteo.
Bersani è il leader del futuro prossimo, bisbigliato da chi sa per quale partito votare. E la crisi di cui è impregnata la manifestazione che, per incanto, sparisce in un cantiere navale, scostata dall’ultima commessa: “noi lavoriamo tantissimo…ma siamo dietro ad una brutta barca, piena d’amianto”.
In piazza San Giovanni gli inviti dei sindacati sono rivolti alla Fiat che “si deve impegnare a ridistribuire gli utili fatti l’anno scorso” e al governo “che vuole far pagare la crisi ai lavoratori”. I saluti vanno ai compagni e alle compagne che hanno aderito alla manifestazione, dai “metalmeccanici internazionali” fino al sindacato dell’Ucraina che “da questa lotta prenderà esempio”. Un fronte che da solo abbraccia tutti i confini dell’Europa.
E poi la carta costituzionale, celebrata in una registrazione di Oscar Luigi Scalfaro, “come protezione” perché “il diritto al lavoro vuol dire che il cittadino è libero, ma se il lavoro non c’è, c’è solo umiliazione”.
Di “valore e dignità del lavoro, tutti i giorni vilipeso e ucciso” parla Podda, Funzione Pubblica, e “di una crisi che segna il limite di uno sviluppo che aveva come caratteristica l’assenza del limite”. Poi i 60.000 precari licenziati e un governo che mette “uomini contro donne, giovani contro vecchi, pubblici contro privati, nativi contro migranti” e che l’unica unità che persegue, secondo Podda, è quella dei lavoratori con i padroni. Ma lo sciopero deve essere proposta. Quindi la possibilità di investire parte del proprio reddito – con l’otto per mille – ad altri lavoratori, e il prolungamento dei contratti precari “che non vuol dire che vogliamo la stabilizzazione”, vista la crisi.
Rinaldini – Fiom – chiede un “intervento che costituisca una vera e propria rete di ammortizzatori sociali”, perché non pare possibile “che ci siano risorse solo per Alitalia e banche”. Inoltre ricorda la “cultura dell’odio” che toglie il diritto alla salute per gli stranieri e genera le cariche della polizia contro i lavoratori a Pomigliano e all’Innse di Milano.
Epifani evoca le richieste, inascoltate, fatte al governo in dicembre su pensioni, mezzogiorno, cassa integrazione, tasse, precari.
Riccardo Icona – “Senza lavoro”, Rai 3, domenica 15 febbraio – documenta la catastrofe (http://www.presadiretta.rai.it). La visione della puntata integrale è utile spunto per i giorni passati e quelli a venire.
(Giovanna Profumo)