“Sicurezza” – Una firma contro gli impresari della paura

Firmare o no l’appello “Rompiamo il silenzio”, pubblicato da Libertà e Giustizia su Repubblica del 7 febbraio scorso, intitolato “La democrazia è in bilico”?
Qualche fatto, tanto per decidersi. Il 4 febbraio scorso il Senato ha approvato una serie di emendamenti al disegno di legge sulla sicurezza dei cittadini. I quotidiani ne hanno dato notizia il 5 successivo. Il 6 febbraio D’Avanzo su Repubblica (“La nuova civiltà dell’odio”) ha scritto “Lo stato di eccezione che la destra di Berlusconi e Bossi ha adottato fin dal primo giorno come paradigma di governo, diventa regola. Con un tratto di penna centinaia di migliaia di non cittadini – in attesa di permesso di soggiorno… perderanno ogni diritto protetto dalla Costituzione, dalla Carta dei diritti fondamentali dell’uomo, dalle convenzioni internazionali (il diritto all’uguaglianza, alla salute, alla dignità della persona)… Così passo dopo passo, legge dopo legge, la nostra democrazia liberale cambia pelle per diventare democrazia autoritaria.”


Esagerato? Il giorno precedente il direttivo nazionale dell’Unione delle Camere penali – organo che riunisce giuristi ed avvocati di tutto il paese e che ha tradizioni moderate – emette in proposito un comunicato stampa del titolo “In nome della sicurezza si consuma la barbarie” che merita di essere letto. “Gli emendamenti al disegno di legge sulla sicurezza approvati in queste ultime ore danno la misura di una concezione aberrante dello strumento penale, ancora una volta concepito ed utilizzato, anche a costo di incorrere in palesi censure di incostituzionalità, quale strumento di propaganda e di captazione di facile consenso”(testo integrale).
Stessa lunghezza d’onda su Famiglia Cristiana (Repubblica 10 febbraio): “Il soffio ringhioso di una politica miope e xenofoba è stato sdoganato al Senato… Medici invitati a fare la spia e denunciare i clandestini, cittadini che si organizzano in associazioni paramilitari, registri per i barboni… permessi di soggiorno a punti e costosissimi”.
E a Genova, in città, cosa si dice? L’Associazione San Marcellino, presieduta da un gesuita, ha emesso un comunicato (più avanti, “San Marcellino per i senza dimora). Parole dolenti: “L’approvazione di ieri in Senato del cosiddetto pacchetto sicurezza (disegno di legge n.733) trova tutta la nostra disapprovazione, ci muove alla più forte indignazione e ci costringe a prendere la parola in vece di coloro che incontriamo quotidianamente e che si trovano nell’impossibilità di farlo… Ancora una volta registriamo provvedimenti che vanno nella direzione opposta alla tutela dei diritti e alla promozione della dignità umana”.
E gli altri? Gli altri niente. Nessun organo politico, partito o sindacato, nessuna assemblea elettiva ha sentito la necessità di esprimere la propria posizione sulla materia. Solo parole: “paura”, “sicurezza” e “braccialetto” – sponsorizzato Telecom che ha dato a Genova la palma dell’high-tech antitutto (Repubblica, 10 e 11 febbraio). Parole buone solo ad alimentare la campagna che ispira la politica del governo contro gli immigrati: il razzismo.
Senza volerlo, si capisce. Così come senza pensarci (forse) hanno taciuto sulla legge.
Avranno ragione quelli di Libertà e Giustizia a chiedere di sottoscrivere il loro appello “La democrazia è in bilico”? (clicca qui)