Ratzinger – Aborto, eutanasia, pena di morte

Nel fare un parallelo tra Ratzinger e Obama, Hans Kung (La Repubblica 7/2/09) sostiene che “questo papa rivolge gli occhi al passato, si ispira agli ideali della Chiesa medioevale, vede la riforma con scetticismo e mantiene un atteggiamento ambiguo nei confronti dei diritti e delle libertà moderne”. Il commovente e appassionato appello di Kung ai teologi, ai pastori, alle donne perchè reagiscano è la prova del suo perdurante attaccamento alla chiesa cattolica.
Messo peraltro a dura prova dalle continue interferenze del Vaticano nella politica italiana nel tentativo, troppo spesso coronato dal successo, di imporre per legge o decreto i principi più o meno morali che propugna. Uno per tutti il caso Englaro ed il coro di vescovi e cardinali che Kung definisce i “Yesman” scelti appositamente dall’attuale papa per portare avanti la sua linea.


Non va dimenticato che quale prefetto della congregazione della dottrina della fede il cardinal Ratzinger, in una lettera inviata nel 2004 ai vertici ecclesiastici statunitensi, precisava che “può tuttavia essere consentito (…) fare ricorso alla pena di morte (…) non però in alcun modo riguardo all’aborto ed eutanasia”. Forse perché la prima è comminata da una istituzione americana e le seconde sono decise da individui cui Dio dovrebbe aver concesso la libertà di arbitrio ma il Vaticano no, almeno per quanto concerne gli italiani. Il presidente della CEI, già ordinario militare, si allinea con un parere sintetizzato nel titolo di un articolo di La Repubblica datata 8 febbraio, “Questo è un omicidio”. Ma la rassegna delle dichiarazioni provenienti da “Oltre Tevere” è ben più lunga e dovrebbe essere oggetto di una vibrata protesta diplomatica da parte della Farnesina, se non ci fosse un presidente del consiglio, osannato da una parte della curia romana anche quando, “persi i freni inibitori e in un delirio di onnipotenza dichiara alla televisione, rivolgendosi al padre di Eluana: non c’è altro che la volontà di togliersi di mezzo una scomodità” (Concita De Gregorio su La Unità del 8 febbraio).
Quando, molti anni fa, frequentavo la chiesa sentivo spesso parlare di “misericordia”, di “amore”, di “condivisione”, di “perdono”. Credo siano ricordi di gioventù, concetti che anche la chiesa di Roma ha archiviato.
(Vittorio Flick)