Democrazia scolastica. Domanda scritta per poter parlare
Nel corso del week-end ci sono state le elezioni per il Consiglio di un Circolo Didattico genovese. Molti bambini verranno tutelati anche dagli otto rappresentati dei genitori eletti il 20 e 21 novembre. Lì si deciderà di cose come il POF (Piano di offerta formativa: attraverso il quale le famiglie sono informate sul percorso didattico previsto per i loro figli) e la destinazione delle risorse. Tre anni fa venne presentata una sola lista unitaria. Quest’anno la scelta è fra tre liste.
Il promotore di una di queste, formata da soli padri, è un avvocato. Il volantino spiega: “Dialogo nella scuola – LA SCUOLA PER I NOSTRI FIGLI: NON UN GIOCO MA UNA COSA SERIA”, sul retro “LA SCUOLA UNA PALESTRA PER IL FUTURO”.
Con il legale, all’appuntamento elettorale nel teatro della scuola, quattro candidati, di cui altri due avvocati, che vogliono “mettere a disposizione le loro competenze” per il bene dei bambini. Pochi in platea. Dedizione per i figli, lavoro nel Consiglio, sono i punti chiave descritti dai primi candidati. Con il portavoce lo spazio si dilata. E’ lo squarcio tra sapere e non sapere, tra il fare e il come fare, tra la politica e l’apartiticità, baluardo a difesa degli istituti. A lui i volantini contro la Moratti non piacciono e tanto meno le manifestazioni. “Le regole del gioco sono delibere, verbali, presenze”. Dice “no alla disobbedienza civile, perché non siamo in un regime, non c’è Stalin o i nazisti! In un paese democratico come il nostro bisogna chinare la testa, lavorare e farsi valere!”. E’ stato fatto il possibile nei primi due anni della gestione passata, poi l’anno scorso, con la protesta contro la Moratti il Consiglio si è bloccato. Suo malgrado. Ma il dialogo con i genitori continuerà. Il consiglio privilegia il rapporto con le famiglie e l’informazione.
Un padre alza la mano: “Ma senta, io una volta sono intervenuto in consiglio e lei mi ha allontanato… Ha detto che avrei dovuto avvisare per tempo…Scrivervi… Ed io ho detto: bene! La butto giù adesso la lettera per rimanere…”, “Certo che l’ho allontanata!Ho applicato il regolamento! Lei è venuto a bloccare il Consiglio!”, “Ma io sono venuto ad ascoltare. Comunque il regolamento non dice così! E lei parla bene, ma razzola male…”. L’avvocato lo guarda con sufficienza e lui continua: “Anche il POF, Voi oggi non lo avete nemmeno citato! Ed è la cosa più importante…C’è il DPR 275 che obbliga l’istituto a distribuire il POF alle famiglie e qui non è stato fatto! Io queste cose le so perché sono un dirigente scolastico…”
Le poche madri presenti si voltano per memorizzare il personaggio. L’avvocato si sbriciola per un istante. Quando una madre gli chiede perché, lui che manda i figli alla Montessori, ha scelto come slogan “la scuola non è un gioco”, l’avvocato risponde con fermezza: “La Montessori? Certo! La Montessori era ostile al gioco!”
(e.a.)