Informazione/1 – Futuro di nicchia per la carta stampata

Il 16 gennaio nel Faccia a faccia mattutino di Radio3 il giornalista Paolo Franchi ha intervistato Eugenio Scalfari. Tema: la crisi della carta stampata e le sue sorti future.
Scalfari elenca le cause: una nuova tecnologia si è imposta e le nuove generazioni si sono disamorate della parola scritta sostituendola con la civiltà delle immagini e dei suoni. Ma “mentre la parola scritta può essere riletta, per immagini non si riflette. Non si deposita la comprensione”
D’altro canto la rinascita della parola scritta e parlata attraverso internet ha caratteristiche sue proprie, perché si fonda su un rapporto interattivo.


Tenendo conto di internet i lettori dei giornali in realtà aumentano, ma “la frequentazione dei siti non è propedeutica all’acquisto del giornale in edicola, e il ricavo dei giornali è in netta diminuzione”. Nessuno cerca più “la notizia” sul giornale, e la carta stampata “si sta trasformando in una nicchia dove si esprimono i commenti, la cultura, la riflessione, quello che la tv non capta”.
L’inevitabile processo di trasformazione però è estremamente lento perché “è un percorso di lacrime e sangue: la necessità è di avere giornalisti molto maturi in grado di dare una linea politica e soprattutto culturale che i giovani maneggiano con difficoltà”
Le parole di Scalfari tracciano una prospettiva malinconica: una ristretta e anziana élite di fruitori di carta stampata che si concede il lusso di leggere, rileggere e riflettere sulle opinioni espresse da un selezionato nucleo di giornalisti “maturi”, mentre il resto del mondo divora notizie, immagini e suoni senza molta capacità o speranza di saperci pensare su.
Il pessimismo di Scalfari mi pare tuttavia eccessivo. Si può riflettere, e si può depositare dentro di noi la comprensione, anche attraverso le immagini. Fotografie, cinema, televisione, quel che vediamo coi nostri occhi per strada o su You Tube – sono uno strumento di conoscenza, come la parola, scritta o parlata. Le immagini da sole non bastano? Ma nemmeno la parola scritta basta a farci pensare su di noi e su quel che ci circonda, se nei nostri primi anni non ci hanno dato gli strumenti per farlo.
Scalfari dice anche che i giovani (giornalisti) “maneggiano con difficoltà” il compito complesso di dare ai giornali una linea politica e culturale che ne motivi il senso.
La domanda è: quale è la causa di questa presunta “immaturità” giovanile? Il fattore anagrafico o piuttosto il blocco delle energie creative delle persone giovani di cui l’Italia è diventata specialista in tutti i settori, incluso quello della informazione?
Le nuove tecnologie permettono un turbine di cortocircuiti, passaggi, connessioni, relazioni, intrecci tra parole, suoni, immagini, simulazioni, un mondo in cui le persone giovani si muovono con una naturalezza impossibile ai “maturi”. Max Manfredi, da escluso consapevole, canta “… questa gente con filmini, penne laser, con le cuffie del computer, questa gente sta imparando a compitare nuove lingue sconosciute …”. Per entrare in contatto con loro e convincerli a leggere i giornali non basta chiedere soccorso alla cerchia dei giornalisti “molto maturi” .
(Paola Pierantoni)