Taranto – “Il bello e il brutto” … e il cattivo
Taranto, 11 novembre 2008. La foto qui accanto, “Il cancro della mia città”, è la vincitrice di una delle due sezioni del concorso fotografico “Il Bello e il Brutto”. Eleonora Borsci, l’autrice, così la presenta: “Domenica 3 agosto 2008, verso le 19.30, un’immensa nube di fumo nero si è riversata nel cielo tarantino dall’Ilva. Complice la mancanza totale di vento, il fumo nero come la pece si è ben distribuito su tutta la città, dall’isola della città vecchia fino a S. Vito. Perchè dobbiamo subire uno scempio del genere? Quando raderanno al suolo questo mostro? Quando smetteranno di morire le persone dei Tamburi?”. Nessun premio, ma la soddisfazione di vedere scelta la propria foto tra oltre 400 scattate anche da turisti italiani e stranieri. Tutte pubblicate sul Portale del turismo pugliese, perché il concorso è stato promosso dall’assessorato al Turismo della Regione. Un piccolo ma apprezzabile contributo istituzionale alla costruzione di un’immagine non fittizia del territorio. Possibile anche perché ad essa concorre una ampia rete di iniziative politiche, culturali e artistiche veicolate spesso su internet (siti, blog, forum, youtube, facebook).
Esemplare il caso della diossina raccontato sul sito di “Taranto sociale“: un membro dell’associazione, preoccupato da notizie circa greggi che pascolavano nelle aree vicine alla zona industriale di Taranto, fece analizzare un formaggio che si procurava direttamente da un produttore locale. I risultati dell’analisi mostrarono una presenza di diossine che superavano largamente i limiti di legge, quindi l’ovvia denuncia alla Procura della Repubblica. Il resto è cronaca delle ultime settimane: 1700 pecore abbattute, la rovina di varie masserie circondanti la zona industriale, la triste conferma che Taranto è la città più inquinata di Italia. “La diossina viene in buona parte dai camini dell’Ilva”, lo dice l’Arpa, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale. Il suo sito è al servizio del cittadino. Chi vi accede non rimpiange il modo in cui l’Arpa, svolgendo il suo lavoro istituzionale, spende i soldi pubblici.
Il 16 dicembre il consiglio regionale della Puglia ha approvato, con il voto di tre consiglieri del centrodestra, un disegno di legge che adotta il limite europeo per l’emissione di diossine fissato dal Protocollo di Aarhus. Un limite ampiamente superato dalle emissioni dell’Ilva (ben 27 volte!) che rientrano invece nei limiti consentiti dalla normativa nazionale vigente (vedi lettera del presidente di PeaceLink, Alessandro Marescotti, al Ministro dell’Ambiente). Qualcuno ha scritto “Cambia la storia d’Italia”. Più probabile che sia l’inizio di uno scontro istituzionale con il governo Berlusconi.
Di questo “laboratorio pugliese” già il 13 novembre 2008, La Gazzetta del Mezzogiorno anticipava alcuni risultati: “Dalle canzoni di Caparezza alle leggi di Nichi Vendola. La diossina dell’Ilva suscita clamore e mobilita artisti e politici”. E fa notare come a dare conto dei nefasti effetti della diossina abbia contribuito, oltre gli studi sull’ambiente, il testo di Caparezza «Vieni a ballare in Puglia». Una canzone appassionata e un omaggio alla verità: precisamente ciò di cui la politica ha bisogno (Vedi il video).
(Oscar Itzcovich)