Ma se ghe pensu. Paccottiglia a Banchi al posto dei libri vecchi

Il quadrilatero di Piazza Banchi ormai da troppo tempo patisce la mancanza di una funzione d’uso, di un “indirizzo”. E il tempo è carogna: se ne approfitta, malgrado i bellissimi palazzi prospicienti, la magnifica chiesa cinquecentesca e la straordinaria Loggia della Mercanzia.


Anzi è proprio la Loggia a provocare il maggior fraintendimento. La sua magnificenza e le statue un po’ troppo ariostesche, un po’ troppo imponenti, non ne hanno mai reso agevole l’utilizzo. Con la conseguenza di degradarla a contenitore espositivo di tutti i tipi, di tutti i generi, un compito svolto senza infamia e senza lode da tutte le amministrazioni pubbliche negli ultimi venticinque anni. Una occasione genovesamente “sprecata”.
Comunque più che i contenuti a connotare il luogo erano le bancarelle che stavano storicamente a ridosso della Loggia; sino a poco tempo fa c’erano anche un verduraio ambulante e un rivenditore di quadri e cornici. Arte nobile quella dei bancarellai, ancora presenti in piazza Colombo – dove sono per lo meno protetti dai portici – ma che proprio in piazza Banchi poveretti hanno subito tutte le trascuratezze e le deregulation possibili.
Nello spirito di riqualificazione del 2004 e d’intorni, c’era stata l’idea di spostarli in altro loco, meno di transito, meno di pregio, forse. Comunque da loro medesimi, quattro o cinque librai, un fiorista e qualche cosa d’altro si sono messi in associazione per difendere posto di lavoro e dignità del ruolo: si sentivano dei bouquinistes e in fondo in una bella giornata di sole la piazza di Banchi appare come un’altra rive gauche.
Nel contenzioso si era giunti a una transazione: bisognava migliorane l’aspetto che in effetti era molto carente (immaginiamoci i librai ambulanti di Via Po a Torino e poi… dimentichiamoceli). Ecco che allora si comprano questi gazebo, queste edicole, in solido metallo, le si dipingono di verde e voilà le si installano al posto dei fatiscenti banchetti.
Tra pensiero e azione un paio d’anni, con effetti visibili a cominciare da questa estate.
Potrebbe esserci in questa minuscola storia una morale positiva: la ricerca di un giusto mezzo tra necessità pubbliche, decoro, esigenze private, tradizioni, e quant’altro. Ecco però che un fatto nuovo viene a scombinare l’equilibrio quasi raggiunto.
Piano piano ma sempre più velocemente al posto dei libri usati compaiono videocassette e poi dvd; assieme ad una massiccia quantità di dischi di vinile e cd e giochi elettronici hanno ormai il sopravvento in taluni banchi. Si dice, loro dicono che è quello che cerca il cliente film,cd e dvd. E quindi si adeguano perché devono mangiare anche loro. Strano! prima c’erano bei contenuti e brutti e scassati erano i contenitori. “Tanto ci mandano via! E poi per dei libri usati!”. Adesso che il contenitore è dignitoso (non proprio come via Po ma ci si può accontentare) sono i contenuti a essere chiassosi, grossolani, non idonei.
Che questa minuscola e silenziosa trasformazione ci voglia dire qualche cosa?
(Elio Rosati)