Salerno-Catanzaro – Manovre per una riforma senza giustizia

19 ottobre 2007. “Why not”, l’indagine del pm di Catanzaro Luigi De Magistris a carico di politici calabresi, funzionari regionali, imprenditori e di un generale delle Guardia di Finanza per associazione a delinquere, corruzione, truffa e finanziamento illecito ai partiti viene avocata dalla Procura generale perché il pm “non potrebbe essere più imparziale nei riguardi del ministro della Giustizia Clemente Mastella”. Infatti, il ministro, coinvolto nell’inchiesta, ha appena chiesto il trasferimento del magistrato.


Il 22 luglio De Magistris è trasferito a Napoli come giudice per “incompatibilità ambientale e funzionale” (il Sole 24Ore). Il 2 dicembre la procura di Catanzaro è circondata da cento carabinieri e una ventina di poliziotti, tutti arrivati da Salerno, guidati da ben sette magistrati della procura di Salerno che – su denuncia di De Magistris – indagava sulla procura di Catanzaro per la “presunta strategia delegittimatoria ideata ed att uata in danno del pubblico ministero De Magistris […] per bloccare la sua azione inquirente”. Immediata la reazione della procura generale di Catanzaro che avvia una contro indagine sulla procura di Salerno per abuso d’ufficio e interruzione di pubblico ufficio. “Abbiamo reagito a un atto, proveniente dalla Procura di Salerno, finalizzato alla destabilizzazione e all’eversione dell’istituzione dello Stato”, dichiara il procuratore generale di Catanzaro. Cortocircuito istituzionale che costringe l’Anm a intervenire il 10 dicembre con un comunicato dove si parla di “una situazione di eccezionale gravità, che non ha precedenti nella storia giudiziaria del paese”, si riconosce “il fatto che per troppi anni si è accettato che alcuni uffici giudiziari fossero gestiti da persone inadeguate, che non hanno esercitato i propri compiti con trasparenza ed impegno responsabile e a volte sono apparse legate a poteri locali”. Un’amara autocritica che indica lo stato in cui versa la magistratura dopo anni di continui attacchi. Giuseppe D’Avanzo su Repubblica 5 dicembre scrive che questo è un momento in cui “la magistratura, come ordine (potere) dello Stato, autonomo e indipendente da qualsiasi altro potere, raggiunge il punto più basso del suo prestigio istituzionale”.
Cosa bisogna attendersi? Il peggio, ha scritto Vittorio Grevi sul Corriere della Sera del 11 dicembre. La incredibile vicenda Salerno-Catanzaro è già stata assunta strumentalmente per al rilancio di proposte di riforma che nulla hanno a che fare con i problemi reali della giustizia. “La verità è che [le riforme costituzionali proposte] attengono essenzialmente all’ordinamento istituzionale della magistratura come «potere», e quindi soprattutto ai delicati rapporti tra giustizia e politica; ma, proprio perciò, non produrrebbero alcuna diretta incidenza sul concreto svolgimento dell’attività processuale”.
(Oscar Itzcovich)