Carcere – Contro l’ergastolo sciopero della fame

Il “Fine pena: mai” riguarda circa 1300 detenuti rinchiusi nelle carceri italiane condannati all’ergastolo. Quel “mai” che sostituisce la usuale data di scarcerazione assume un tono perentorio, assoluto. Ma in realtà ha comunque un valore incerto, perché il fine pena arriverà certamente, ma non sarà accompagnato dalla scarcerazione: per questo motivo a maggio 2007 un gruppo di detenuti ergastolani scrissero una lettera provocatoria al Presidente della Repubblica per chiedere che la loro pena fosse tramutata in pena di morte, e sostituita con una (amara) certezza. Quel “mai” sta ad indicare anche una rinuncia definitiva e assoluta dello Stato Italiano alla possibilità di rieducazione e reinserimento nella società di un individuo. 800 ergastolani e circa 13.000 persone cominciarono, il primo dicembre 2007, uno sciopero della fame per far crescere l’interesse intorno alla proposta di legge della senatrice Maria Luisa Boccia per l’abolizione dell’ergastolo. Qualche articolo sul giornale, e della proposta non se ne fece nulla.


C’è ancora qualcosa che possiamo leggere in quel “mai”: il tentativo di compensare uno o più delitti anche efferati con una condanna ad una pena di pari valore. Operazione francamente impossibile, per cui si finisce inevitabilmente per rinunciare al valore riabilitativo della pena per considerarla esclusivamente punitiva: il carcere per un ergastolano non può essere un luogo dove ricostruire un’esistenza o ripensare il proprio rapporto con la società, ma -per legge- deve essere il luogo dove stare rinchiusi “per sempre”, ovvero senza alcuna speranza. Come scriveva Pietro Ingrao nel 1989 su “Ora d’aria”: “Quando la pena era mozzare un orecchio o un braccio, si ammetteva che – sia pure mutilato – il colpevole potesse ritrovare un terreno di convivenza con la comunità e con la legge imperante. L’ergastolo confessa invece l’incapacità di persuadere, di spostare: sia pure attraverso lo strumento della forza. Se soltanto si suppone che ci sia un grammo di probabilità di recupero, perché dire invece: sta dentro un carcere per tutta la vita?” L’ergastolo è in conflitto con il principio costituzionale dell’umanità e della funzione rieducativa della pena, indicato nell’art.27 comma 3 della Costituzione Italiana, ma rappresenta anche la negazione della funzione riabilitativa delle carceri. Anche per questi motivi il primo dicembre 2008 i detenuti ergastolani italiani cominceranno un nuovo sciopero della fame, perché non si smetta di parlare di ergastolo. O forse perché si smetta.
Per informazioni: Associazione Liberarsi c/o Associazione Pantagruel, http://www.informacarcere.it/campagna_ergastolo.php
(Maria Cecilia Averame)