Immigrati – I due Mohamed

“Louma aneia tikaffi meia”, Mohamed divide il pane in tanti pezzi, che usa poi per raccogliere la crema di fave e salsa tahina nel suo piatto, “un boccone buono basta per cento”, traduce, sorridendo. La tavola, nella cucina un po’ buia ma accogliente, è imbandita per una cena di benvenuto: limoni in salamoia, una grossa ciotola in terracotta piena di riso, una montagnola di falafel appena fritti, fumanti, melanzane in salsa. Su tutto svetta una bottiglia di Coca Cola.


Mohamed riempie i bicchieri e, da buon padrone di casa, elargisce consigli sulla vera ricetta dei falafel, in un ottimo italiano “Per farli buoni come in Egitto, il segreto è usare tanto prezzemolo fresco, aglio tritato, un po’ di peperoncino, se non da fastidio. Faccio anche la variante genovese, con una punta di pesto, ma non ditelo in giro, passerei per matto”. Davanti a lui siede Mohamed, stesso nome, grandi occhi neri da cui trapela l’imbarazzo che si prova quando si è in una situazione sconosciuta: a lui è destinata la festa di benvenuto. Il Secondo Mohamed non capisce ancora una parola di italiano. È arrivato oggi dal Cairo, dove lavorava in un’azienda che allevava polli. Una brutta malattia, le bestie sono morte ed è rimasto senza lavoro. Ora, a venticinque anni, ha tutta una vita da inventare, in Italia. Anche Mohamed, il Primo, ha venticinque anni. E’ in Italia da sei, ha tanti amici italiani, lavora, quando riesce, come muratore. Vive in una camera, nel centro storico, la cucina è proprio sotto il livello della strada e dalle grate si vedono le scarpe della gente che passa, ma poco importa, ci sta bene.
I due Mohamed si assomigliano, grandi occhi scuri e sorriso aperto, ma per un paradosso del destino la distanza tra loro è enorme, tanto più grande della tavola imbandita alla quale sono seduti, uno di fronte all’altro: il Primo Mohamed è senza permesso, mentre il Secondo Mohamed oggi è entrato regolarmente in Italia, grazie al Decreto Flussi. Il Primo Mohamed non è stato fortunato, quella frazione di secondo in più nel grande sorteggio del Click Day e la sua domanda è rimasta, per l’ennesima volta, tagliata fuori, annientando la speranza di regolarizzarsi.
Domani probabilmente le loro strade si separeranno: il Secondo lavorerà,cercherà una casa e imparerà poco a poco la lingua, si sistemerà in qualche modo, magari tornerà con la sua famiglia quando lo riterrà opportuno. Il Primo invece resterà lì, inchiodato al suo destino come una farfalla in una teca, chissà per quanto tempo.“Sono sei anni che non vedo i miei, e ogni giorno quando incrocio un poliziotto ho paura, perchè so che potrebbe schiacciarmi come un insetto, se solo mi chiedesse i documenti”. Presto i due Mohamed usciranno dalla stanzetta sotto strada ed ognuno incarnerà il suo ruolo. Il Clandestino e il Regolare. Il Secondo Mohamed ci guarda e non capisce, avrà tempo: ora c’è una cena da consumare.“In quanti vogliono il caffè?”.
(Eleana Marullo)