Ilva – Da padre a figlio
Tutti sanno che la domanda di acciaio è fortemente ciclica. Ma Emilio Riva, il patron dell’Ilva, non prevede, si adegua (“Io i budget li faccio a tre mesi”, Repubblica, 25 luglio 2007) e firma solo accordi a lungo termine. Suo figlio Daniele non li fa nemmeno a tre (i budget): su Repubblica del 25 settembre 2008 annuncia che la nuova linea di zincatura “verrà inaugurata nella prima decade di novembre, con la sindaco Marta Vincenzi”. Invece ora chiede la cassa integrazione per 13 settimane per altri 400 dipendenti che si sommano quindi agli altri 550 (Corriere mercantile, 7 novembre 2008).
“Lo sviluppo dell’Ilva riparte da Roma”. Così iniziava un articolo del Secolo XIX del 12 luglio 2008 che raccontava la firma del protocollo aggiuntivo all’accordo di programma siglato nel 2005. Al Ministero per lo sviluppo economico c’erano tutti. Regione Liguria, Comune di Genova, Provincia, assessori, Prefettura, sindacati, Confindustria, autorità portuale e, naturalmente, Emilio Riva, che garantiva con la sua firma gli impegni presi.
Il nuovo documento modificava il piano industriale dell’azienda che era alla base dell’Accordo di programma firmato nel 2005. La modifica dell’Accordo di programma era nell’aria da molto tempo per le numerose inadempienze dell’azienda, culminate ad aprile 2008 nel licenziamento di sette apprendisti, poi riassunti. L’Ilva “motivava” la necessità della modifica dell’Accordo di programma in poche pagine chiamate “Nota informativa sulla variazione del nostro Piano industriale”. Otto sbrigative paginette dove si parlava di mutamenti dell’espansione siderurgica nei paesi asiatici, dell’aumento dei prezzi delle materie prime, del petrolio e del trasporto marittimo, della debolezza del mercato nazionale della banda stagnata e, per contro, del “vigore” di quello dello zincato caratterizzato da una presunta “dinamica positiva” in diversi settori, come quelli degli automobili e degli elettrodomestici (OLI n. 184, 23 aprile 2008 ). Il nuovo accordo firmato a Roma prorogava di un altr o anno (il quarto!) la cassa integrazione per 550 lavoratori dell’Ilva di Cornigliano. Con i commenti positivi di tutti i partecipanti e il “vigileranno con cura l’attuazione del piano industriale” degli addetti al lavoro. Con quale convinzione non è dato dire, perché, la crisi era già in atto, anche in quei settori a “dinamica positiva”. Un dettaglio a cui nessuno pare avesse allora prestato particolare attenzione. Lo sviluppo dell’Ilva non sembra essere ripartito da Roma.
(Oscar Itzcovich)