Sorpresa
I fatti di cronaca di questi giorni non devono spaventarci ma farci riflettere su come stia cambiando la società italiana. Mi chiedo quale sia il futuro della seconda e terza generazione, ovvero dei figli di immigrati che si sentono a tutti gli effetti cittadini italiani e sono orgogliosi di sentirsi tali.
Ma gli episodi di Milano, Roma, Caserta e Novara portano alla luce una tensione ormai giunta al limite. Sono mesi, se non anni, che sento parlare di integrazione degli “immigrati onesti” e dell’unanime condanna dei crimini che hanno come protagonisti cittadini stranieri. Tante parole al vento ma nessun piano concreto.
La risoluzione del fenomeno dell’immigrazione clandestina e della criminalità straniera è, infatti, nell’interesse prima di tutto delle famiglie che hanno deciso di stabilirsi nel lungo periodo in Italia e hanno investito tutte le loro risorse nel crescere dei figli che, purtroppo, continuano a doversi sentire diversi in casa loro.
Le leggi approvate e parzialmente applicate fino ad ora si sono rivelate inefficaci: il numero dei clandestini continua ad aumentare, il numero dei finti “regolari” pure, per non parlare del lavoro nero che vede impiegate infinite risorse umane ma clandestine, con un evidente beneficio economico che ricade totalmente nelle tasche dei datori di lavoro italiani.
Le tristi vicende di questi ultimi giorni non mi sorprendono. Sono il frutto di una profonda ignoranza, di un ottuso e antistorico rifiuto dell’immigrato (accettato solo per pulire, badare agli anziani e svolgere mansioni umili purché faccia tutto questo in silenzio e, possibilmente, senza farsi notare) e della situazione socio-economica di questo paese che inizia a sentire traballare le fragili basi che l’hanno accostato agli altri paesi dell’Unione Europea.
Mi auguro che gli autori dei reati (perché di questo si tratta, smettiamola di chiamarli “sfoghi” o “incidenti dovuti alla tensione sociale in aree depresse del paese”) vengano puniti, così come spero accada per tutti i criminali italiani e non. Mi piacerebbe sapere perché gli italiani, che sanno di vivere in un paese con scarsissima educazione civica e povera conoscenza delle proprie istituzioni e del loro funzionamento, richiedano un comportamento opposto solo agli immigrati.
Forse, allora, quando si parla di integrazione avrebbe senso consegnare agli stranieri un vademecum con le istruzioni per il rispetto delle regole che vigono negli altri paesi europei: sarebbe interessante rendere “svedesi” o “svizzeri” gli immigrati appena poggiano piede sul suolo italiano, ed assistere poi al confronto con quelli che si proclamano “puri” ed “italiani” al 100%. Forse, in quel momento, smetteremo di nasconderci dietro un dito ed inizieremo a rispettarci a vicenda.
(Elsa Welde Ghiorgis Haile)