Informazione – La rapina del Secolo
Se il cittadino ha bisogno di sicurezza, cosa di meglio di uno scoop con l’immagine del rapinatore in una lettiga, acciuffato di fresco dai carabinieri di Sarzana e ammanettato? Secolo XIX, 17 settembre: “A tu per tu col rapinatore – Dammi il cellulare, chiamo casa”, di Silva Collecchia.
E poiché il codice deontologico stabilisce che il giornalista “non riprende, né produce immagini e foto di persone in stato di detenzione senza il consenso dell’interessato e non può presentare le persone con ferri o manette ai polsi”, il quotidiano ha optato per la pubblicazione della foto dell’arrestato oscurando le manette e lasciando il volto riconoscibile. No, non è un errore.
Tutto ciò ha una sua logica. Risponde al “liberi tutti” da tempo nell’aria, e asseconda il voyeurismo di un certo tipo di lettore, quello che commenta tra sé e gli altri: “Fammi vedere la faccia di sta carogna che va in giro a fare le rapine…” e cerca negli stanzini della memoria possibili incontri o lontane parentele con altre carogne vicine e lontane.
Alla giornalista il compito di dipingere i dettagli dell’arresto di G.I., 29 anni, sposato, gamba rotta durante la fuga: “Il giovane a terra sembra un animale ferito. Si contorce, si lamenta. Sono attimi drammatici. Si attende l’ambulanza, ma la lunga coda provocata sull’Aurelia dall’arresto in diretta sulla strada dei tre banditi e la successiva fuga di uno dei rapinatori delle Poste, allunga i tempi”, “sembra la scena di un film, ma è tutto vero e la gente non resiste alla tentazione di dare un’occhiata”.
Alla giornalista l’occasione di parlare con il rapinatore di Palermo, in Val di Magra per “lavoro” che nulla le rivela sui suoi complici e che dichiara “ho rapinato le poste perché ho tre figli piccoli che devono mangiare”.
Gente che “non toglie gli occhi di dosso” all’arrestato, mentre lui tace. E tempo che si dilata in attesa dell’ambulanza. Tre colonne che descrivono “pericolo di fuga”, entusiasmo dei presenti con applausi alle forze dell’ordine.
Alla fine la giornalista si chiede: “Chissà qual è la sua storia, e che cosa l’ha portato dalla Sicilia fino a Marinella a compiere una rapina. Finita con la cattura. Tra gli applausi della gente”.
Del film rimane al lettore un fotogramma, il più irrilevante. Con le manette mascherate (il volto invece l’abbiamo mascherato noi).
(Giovanna Profumo)