Cinema e verità
“Gomorra”, il film di Matteo Garrone ispirato dal libro omonimo di Roberto Saviano, rappresenterà l’Italia sul red carpet di Los Angeles nella notte degli Oscar, categoria miglior film straniero. Da ex studente del Dams di Bologna non posso che congratularmi della scelta. Libro e film hanno avuto un lusinghiero successo: il libro ha superato il milione di copie, vendendo molto all’estero e il film ha vinto a Cannes il premio speciale della giuria.
Chi ha visto il film o letto il libro sa di che cosa si tratta. Viene perciò spontaneo ricordare come negli anni Cinquanta certe storie italiane, diciamo così, particolarmente riprovevoli e ributtanti (portate sullo schermo) trovassero la dura opposizione dei cattolici più intransigenti e di gran parte della Democrazia Cristiana. Non tutti sanno che Andreotti fu sottosegretario allo spettacolo e particolarmente rigido nello stigmatizzare i vari De Sica, Fellini, Antonioni, Rossellini. Non stava bene per il divo Giulio “buttare gli stracci fuori di casa nostra”. Ne andava di mezzo il prestigio internazionale, l’immagine dell’Italia, un paese che stava faticosamente riprendendo il cammino del progresso. Così accadde per “Ladri di biciclette” e “Umberto D.” di De Sica, “Sciuscià” di Rossellini, “Salvatore Giuliano” di Rosi, per citarne solo alcuni dei tantissimi film che caddero sotto l’ira dei censori nazionali. Ebbero successo nonostante questo ma mostrare la miseria dell a gente di Aspromonte o la lotta quotidiana per la sopravvivenza dei pescatori siciliani, non venne mai considerato dalla buona borghesia motivo di orgoglio.
Rispetto a quei film a “Gomorra” manca l’ottimismo che, in fondo, quelle vecchie pellicole in bianco e nero ancora oggi testimoniano. Non solo per la denuncia, – che nel film di Garrone c’è – ma sopratutto per il contorno di verità sindacali e politiche come le lotte dei partiti della sinistra che quei film e il Neorealismo si portavano dietro. Sembrava che dallo schermo arrivassero parole di verità non solo le “solite denunce” da parte degli intellettuali di sinistra. Credo che tutti sappiano che l’Italia deve il suo nome nel mondo anche a quel cinema lì, di cinquant’anni fa.
Invece “Gomorra” racconta un incubo presente e distante al tempo stesso, senza un briciolo di ottimismo né per il futuro né per il presente. Tutto è marcio, tutto è dominato dal denaro e dalla violenza, Anzi il potere è violenza. Tutti rincorrono il potere ergo tutti usano la violenza. Come in autostrada tocca a tutti, superanti e superati.
Povero “Ladri di biciclette” quanto è stato tartassato, povero Fellini che alla prima, a Milano, della “Dolce vita” si prese pure gli sputi per l’amoralità della pellicola. I pescatori della “Terra trema” di Visconti o la “Gente di Po” di Antonioni in che rapporto stanno con gli abitanti di Scampia? Sono anche questi ultimi la conseguenza delle irrisolte arretratezze del paese Italia o testimoniano qualcos’altro?
Mi pare una domanda che gli uomini politici dovrebbero cominciare a porsi visto che “gli stracci” – come diceva Andreotti da sottosegretario – ricominciano a volare.
(Elio Rosati)