Costa Magica

Costa Magica. Estrema come il set del Padrino. Luce e oro. Inviti, scale, teatro, ristoranti, beauty farm, internet point, hall, reception, azzurre piscine sotto un cielo blu, lettini che si perdono a vista d’occhio sui dodici ponti, azzurre piscine interne con giochi d’acqua, idromassaggi, suites e demi suites, cabine senza finestra piccole come scatole da scarpe, salatini, cocktails, stranieri che cercano la visita guidata, buffet messicano, sud americano, spagnolo, italiano, cinese, francese, sushi bar, ostriche, prosecco, vino rosso e bianco, dolci, frutta tropicale, moquette ovunque, piano bar, casinò, slot machines, orchestra e quattro ascensori con vista che come siluri partono dalla hall sino al nono, decimo piano, avvolgenti come le ali di un angelo. Signora con scarpe di leopardo e stola abbinata.


Managers stanchi della giornata trascorsa. Fincantieri e Costa ai massimi livelli.
Un prete con tonaca bordata di rosso. Sorrisi sgargianti. Mogli setose. Poi Loro. Occhi a mandorla neri che versano da bere, cambiano il posacenere, portano il pane, offrono il tovagliolo, salutano comunque e sempre prima del cliente. Saette sudate, trasparenti. “Siamo soprattutto filippini… Rimango imbarcato per otto mesi, poi torno a casa…Guadagno molto poco, ma è un segreto! Le ore? Troppe! Ma anche quelle sono un segreto…”, stupito per l’interesse parla in inglese voltandosi guardingo per aver detto troppo. “Dopo…Se vuole ne parliamo”.
“Il dopo” è l’epilogo della Costa Atlantica. L’arrivo nel porto di Genova dell’altra meganave delle vacanze è stato salutato dai carabinieri grazie ad alcuni passeggeri che non volevano pagare l’importo delle mance prima dello sbarco. Il ritorno alla realtà li ha resi nuovamente poveri. Soprattutto di spirito. Il prossimo viaggio potrebbero richiederlo sulla “Costa Poco”, alla faccia degli sherpa che li hanno accuditi nella loro vacanza. Servitori inesistenti, come quella parte di mondo alla quale è vietato l’accesso nel mondo fatato delle crociere.
(e.a.)