Cornigliano – Nuovi abitanti e vecchi appetiti (immobiliari)
La discussione sul futuro della città è in corso da mesi. I piani, dalla mobilità sostenibile alle infrastrutture alla vigilanza ai rifiuti vanno componendo un piano d’azione di cui al momento sfuggono i tempi. Alcuni interventi vogliono tempi lunghi – aggravati spesso dalla complessità burocratica – altri meno. Tutti sono subordinati ad una infinità di variabili di cui i cittadini non sono informati così che difficilmente possono immaginare cosa e quando li attenda. L’unica cosa certa è che la nostra è una città dove l’età media è poco inferiore ai 50 anni e che non a caso possiede il numero di anziani e di badanti più elevato d’Italia.
E’ un fatto che contribuisce a determinare le attese dei cittadini e quindi il loro temutissimo voto. Ad esempio è molto probabile che in una città di anziani l’offerta di sicurezza abbia una presa maggiore rispetto a quella di cultura o di valorizzazione dell’università. Come è probabile che una città oltre che vecchia anche benestante sia poco interessata alla valorizzazione del trasporto pubblico e più, invece, alla costruzione di parcheggi privati. Come ancora è probabile che la stessa città sia ostile a vedere tagliate o limitate le rendite immobiliari da interventi che favoriscano nuovi insediamenti di persone giovani con reddito modesto.
Eppure tutti, almeno a parole, auspicano il ringiovanimento e ripopolamento della città – magari per disporre di mano d’opera a basso costo per il per il suo strabordante terziario – 77% di occupazione nei servizi, la Liguria è dopo il Lazio la regione più terziaria d’Italia.
Su come rendere appetibile una città a persone giovani (operai, ricercatori, tecnici) di fasce non abbienti o non protette – le proposte sono fumose. Invece è un problema di oggi non abbandonabile alla mercé dei singoli. I quali si ingegnano a cogliere le scarse occasioni del mercato urbano come prova, tra l’altro, il pezzo di Paolo Arvati su Repubblica dell’8 aprile scorso “La contravuelta di Cornigliano”. A Cornigliano a partire dal 2000 la popolazione è cresciuta e ringiovanita. Si deve all’insediamento di popolazione straniera che ha così approfittato dell’abbattimento dei valori immobiliari dovuti al “degrado ambientale e all’abbandono della popolazione autoctona”. Insomma a Cornigliano abitare costa meno e chi ha meno soldi l’ha scelta come nuova patria. E’ la prova che condizioni di accoglienza favorevoli vengono immediatamente colte e valorizzate con ricaduta positiva sui contesti sociali ed economici circostanti.
Così fino a poche settimane fa quando a Cornigliano i prezzi, al contrario di quanto sta succedendo in altre zone della città, hanno cominciato a lievitare. Sembra sia l’effetto della bonifica territoriale in corso: da qui a non molto il patrimonio immobiliare esistente ne avrà un beneficio e si capisce come la speculazione già cominci ad affilare i coltelli.
Il caso di Cornigliano è un caso interessante. Dovrebbe essere approfondito da quanti si propongono di ringiovanire la città e di integrare al suo interno – senza respingerle verso periferie e trasporti improbabili – le nuove famiglie.
(Manlio Calegari)