Sansa 1. Un simbolo utile ma a tempo limitato
Proposto dal Consiglio Superiore della Magistratura come presidente del Tribunale dei minori di Genova il magistrato Adriano Sansa si è visto bloccare la nomina dal ministro Castelli. Perché, ha detto il ministro, Sansa, al di fuori delle sue specifiche funzioni, avrebbe rivolto critiche al governo in carica. Quando la posizione del ministro è diventata pubblica quello di Sansa è diventato un caso cittadino e non solo.
Ne hanno riferito i quotidiani e molti sono gli attestati di solidarietà che ha ricevuto anche da fuori Genova. Nomi di personaggi di spicco si sono affiancati a quelli della gente comune. Non è un caso: il magistrato Sansa ha intrecciato profondamente la sua storia con quella di Genova e dell’Italia e questa è stata sicuramente una buona occasione per ricordarsene. Tra i primi a perseguire reati di inquinamento ambientale, Sansa, con altri colleghi, divenne popolare in Italia nel 1973 in relazione allo “scandalo dei petroli”.
C’era stata la crisi del Canale di Suez e le compagnie petrolifere volevano rifarsi delle perdite subite. Chiedevano soldi allo stato – esercitavano la loro pressione facendo mancare il petrolio nelle città A- sotto forma di contributi, defiscalizzazione e simili. Il governo di centro sinistra di allora accettò le richieste ma chiese in cambio che i partiti di governo fossero messi a libro paga: una cifra proporzionale al numero dei parlamentari di ognuno (democristiani, socialisti, socialdemocratici, repubblicani ecc.). Scoppiò lo scandalo ma le inchieste vennero insabbiate. Sansa e i suoi colleghi furono sottoposti a procedimenti disciplinari da dove uscirono assolti e con onore sia pure dopo anni.
Fu in seguito a quei fatti che Sansa finì per incarnare nell’opinione pubblica democratica della città, l’impegno civile, la lealtà, il rigore. E quando nel 1993 i partiti franarono sotto lo scandalo di Tangentopoli apparve naturale che fosse proprio Sansa il candidato di un raggruppamento di centro sinistra, magistrato prestato alla politica, rappresentante di una Italia che voleva girare pagina. Grazie a Sansa Genova fu una delle poche città dove in quegli anni il patrimonio morale, politico ed elettorale della sinistra e dei democratici non venne disperso ma al contrario si consolidò. La politica scopriva la “società civile” e l’amministrazione Sansa, contribuì a ridimensionare il meccanismo che aveva gradualmente portato all’insensibilità dei partiti, alla loro morale separata.
La città accolse il suo esperimento come l’inizio di una nuova stagione politica. Quando il ricordo dello scandalo e il vento della rivolta morale gradualmente cedettero, Sansa, nel 1997, fu liquidato. Gli fecero capire – non glielo dissero chiaramente – che il suo compito era finito e che la palla doveva tornare ai partiti che intendevano così rientrare in possesso dei posti che procacciavano voti, ruoli istituzionali, funzioni intermediarie tra economia e politica e spesso anche prebende. Sansa e la sua giunta erano serviti per passare il guado ma potevano diventare un precedente pericoloso: l’esempio di una politica non completamente asservita ai partiti. Furono affondati, anche con un po’ di maldicenza come si fa in questi casi quando ti vuoi liberare di un concorrente.
(Manlio Calegari)