Moschee – Il miracolo del buon senso

Sulla prima pagina di Repubblica del 7 luglio l’articolo “Multe agli islamici che pregano per strada” racconta che il centro culturale islamico di viale Jenner a Milano è ormai troppo piccolo per ospitare i fedeli per la preghiera del venerdì. Le persone quindi stendono i tappeti anche sui marciapiedi per strada creando – dice l’articolo – problemi alla viabilità pedonale. La lega vuole tout court chiudere il centro islamico, il comune propone di andare a pregare allo stadio Vigorelli, gli abitanti della zona dello stadio Vigorelli protestano, la provincia propone di multare le persone in preghiera sul tappeto in base all’articolo 190 comma 4 del Codice della strada, il presidente del centro islamico accetterebbe un temporaneo spostamento del luogo di preghiera purché facilmente raggiungibile, il vicesindaco di Milano De Corato (AN) risponde, conciliante, che “Va bene la costruzione di una moschea, ma a patto che non venga realizzata né dentro i confini del Comune né nell’hinterland”.


Anche qui a Genova la questione della moschea è appesa in aria: a fine settembre 2007 il progetto di costruirla nell’area di Cornigliano viene “congelato” da Marta Vincenzi che chiede al Ministero dell’interno di fornire informazioni sulla natura della società che ha acquisito la proprietà dell’area: non si tratta di una questione meramente urbanistica, dice, ma politica, quindi di moschea non si discute finché non arriveranno “indicazioni dal dibattito nazionale ed europeo in corso”.
Qualche mese dopo, a gennaio 2008, il Secolo XIX pubblica la notizia che il luogo di culto potrebbe essere collocato al posto dell’attuale dogana, una buona idea che garantirebbe una collocazione centrale ma senza potenziali conflitti con abitanti e quartieri. Ma il piano doveva rimanere segreto, Marta Vincenzi si irrita con i giornalisti, che a loro volta replicano che “continueranno a pubblicare tutte le notizie verificate anche se nessuno le ha preventivamente autorizzate”. Dopo più nulla. Ci saranno state le informazioni del Ministero dell’interno? Il “piano segreto” sta andando avanti?
Nel frattempo capita anche che la gente riesca ad usare il buon senso: nella zona di via del Campo dopo aver pregato per anni stendendo i loro tappeti all’aperto i musulmani hanno acquistato i fondi di un palazzo. Diffidenze iniziali, qualche opposizione, timori di una “svalutazione” dell’immobile. Poi una riunione di condominio a cui partecipano i rappresentanti della associazione islamica che gestisce il centro di preghiera permette di stabilire un contatto, vengono date rassicurazioni, presi impegni. C’è chi ammette apertamente di essere passato dalla diffidenza ed ostilità all’apprezzamento. Soprattutto, giorno dopo giorno, vale la constatazione che i problemi della zona non vengono certo dalla moschea.
(Paola Pierantoni)