Università – Se i problemi finanziari non scandalizzano

Seduta del 17 giugno 2008 del Consiglio di amministrazione dell’Università: un rinvio per far chiarezza, per evitare decisioni “irresponsabili”. Sul trasferimento della Facoltà di Ingegneria agli Erzelli il cda “ritiene indispensabile ottenere certezza: a) quanto alla sostenibilità del quadro economico finanziario a carico dell’Ateneo; b) quanto alle infrastrutture di accesso e ai tempi della loro realizzazione; c) quanto agli effettivi spazi per la Facoltà di Ingegneria”. Delibera ineccepibile ma sicuramente tardiva perché tutti gli elementi erano noti da vari mesi.


Ai problemi logistici da tempo denunciati da Ingegneria (infrastrutture, viabilità, tempi, spazi) si è aggiunto un altro non di poco conto: non ci sono soldi. O meglio, i soldi potrebbero esserci se Stato e Regione rendessero disponibili i finanziamenti promessi. Hanno spinto in direzione del trasferimento, ma ora sono oberati di debiti e non ci sono impegni precisi. “In pratica, contestano i consiglieri, l’ateneo dovrebbe indebitarsi per 140 milioni di euro senza avere la certezza di ottenere i finanziamenti di Stato e Regione. Peggio: in riferimento al contributo regionale (recepito nel bilancio di previsione 2008) un passaggio dell’accordo di programma sottoscritto dai tre enti riserva alla Regione la possibilità di non finanziare l’operazione qualora l’Università reperisca fondi in altro modo. Un passaggio, quest’ultimo, considerato troppo aleatorio, suscettibile di interpretazioni troppo ampie, per consentire al cda di assumere l’impegno di un mutuo (Secolo XIX, 24 giugno 2008). Non è tutto. I soldi promessi potrebbero non bastare. Repubblica del 3 maggio scriveva che i costi potrebbero lievitare a 200 milioni, perché non c’è ancora un progetto definitivo. Si consideri infine la voragine finanziaria in cui si trova l’Università (buco dell’Albergo dei Poveri) che oscillerebbe tra 15 e 40 (!) milioni di euro.
Ce n’è sarebbe abbastanza per scoraggiare i sinceri sostenitori dell’operazione Erzelli costretti, da un lato, a far quadrare i conti in un quadro di scarse risorse e di continui tagli dei finanziamenti pubblici all’università, e, dall’altro, a istituire una credibile politica di sostegno al reclutamento e allo sviluppo della ricerca. Da distinguerli comunque da quelli che sono favorevoli per ragioni confessabili solo a mezza voce (“un’occasione per farne il Politecnico e governare meglio quel che resta dell’università”).
Fuori dell’Università, esponenti di enti pubblici e di imprese private continuano invece a spingere con disinvolto ottimismo. Carlo Castellano, presidente di Esaote e promotore del progetto non ha dubbi: “Quando sento parlare di problemi finanziari mi scandalizzo […] Sbaglia chi nutre perplessità, le risorse finanziarie sono un problema relativo” (Secolo XIX, 24 giugno). Andrea Ranieri, neo assessore comunale allo Sviluppo dell’innovazione e dei saperi(!), serafico, sentenzia: “L’Università di Genova non può pensare di non indebitarsi per il trasferimento della Facoltà di Ingegneria agli Erzelli” (Secolo XIX, 26 giugno).
In questo sovrapporsi di interventi più o meni interessati contrasta la cautela della facoltà chiamata in causa che, per bocca del preside Gianni Vernazza, dichiara di essere “comunque disponibile ad esaminare progetti e trattare sugli insediamenti, senza problemi di alcun genere”
(Oscar Itzcovich)