Opinioni – PD: cercasi volontari per l’ultimo sacrificio
Se il maggiore partito della sinistra italiana ha moltiplicato le proprie correnti, se nel “tutti contro tutti” l’unico obbiettivo è “eliminare Walter, sostituirlo alla guida del Pd e poi toglierlo di mezzo dalla scena politica italiana definitivamente”, e se – all’interno del partito – un gruppo di giovani trentenni, tra cui Luca Sofri, ha programmato un meeting il cui titolo è “Superare il passato per liberare il futuro: la necessità di uccidere il padre”, per quali ragioni l’elettore del centro sinistra dovrebbe ancora sperare?
Nell’ultimo numero de L’Espresso, oltre alle intercettazioni RAI – déja vu nel quale affiora anche il nome di Piero Fassino – spicca l’articolo sul Pd “Congiura nel loft” di Marco Damilano.
Emerge una classe dirigente lacerata da conflitti, abitata dalla rivalsa, divisa in bande.
Associazioni e fondazioni che fanno capo chi all’uno, chi all’altro, nelle quali aderire corrisponde ad un atto di fede. Ecco quindi “Democratici in rete” di Goffredo Bettini e l’associazione Red di Massimo d’Alema e gli Ecodem di Ermete Realacci, e poi “quelli di Enrico Letta” e “gli amici di Rosy”, in un delirio di iscrizioni e appuntamenti. Ecco i futuri leader della nuova generazione Giovanni Cuperlo – di area dalemiana – e il veltroniano Zingaretti.
Proprio Cuperlo che accenna alla necessità di “una nuova leadership collettiva”, solleva la questione del candidato premier per il 2013 aggiungendo che “Veltroni e gli altri dirigenti devono far uscire allo scoperto idee, proposte, suggestioni, rigenerare le cellule di questo corpo che sta male perché ogni sconfitta è dolorosa, ma senza letture consolatorie”.
Il fatto che sia l’Italia a star male non viene nemmeno registrato, intenti come sembrano tutti a tessere reti per far prigionieri gli avversari. Dello stesso partito.
La lettura dell’articolo dà la sensazione che il cittadino di sinistra sia letteralmente affidato alla “corrente” di qualche sprovveduto senza alcun senso dello Stato e delle priorità.
A questo si aggiunga la distanza che un certo modo di agire politico moltiplica tra partito ed elettore devoto che ricorda i quattro milioni di voti per Prodi, i tre per Veltroni e la fatica dell’andare incontro ad un progetto ambizioso, ma nel quale quella classe dirigente diceva di credere.
Ma la devozione politica è slegata da dogmi e sacramenti. Lo spazio di libertà è ampio. Anche quello per sognare.
E se alcuni sognassero di prenderselo il Pd? Magari con persone disposte all’ultimo sacrificio: iscriversi al partito da tutte le parti d’Italia pur di avere un centro sinistra?
Il partito, proprio per com’è messo – senza confini, totalmente allo sbando – mai come oggi potrebbe diventare il non luogo da cui ripartire.
(Giulia Parodi)