Colloqui – Selezione naturale, atto unico

Stanza modesta, arredo ikea. Uno scaffalino billy in secondo piano, con molti libri, ammonticchiati l’uno sull’altro, come se fossero usati tutti contemporaneamente, o giacessero nella medesima posizione da tempo. Un bastoncino d’incenso fa salire una sottile colonna di fumo, in primo piano, da una scrivania sovraccarica di fogli sparsi, quotidiani ed appunti. Squilla un cellulare.
Al quarto squillo si precipita in scena una giovane donna, in tuta e pantofole. Cerca affannosamente il telefono tra le scartoffie.


– Pronto? La WORKMYPROJECT!? Ah Buongiorno! No, non mi disturba affatto. Sono a casa. No, non sto lavorando adesso, sono ancora disoccupata.
Senza far rumore si fa strada tra una catasta di giornali, ne estrae uno tutto evidenziato di giallo, scorre col dito una pagina di annunci e…
– Sì, sì, mi ricordo. Vi ho mandato un curriculum qualche giorno fa. Certo, l’annuncio come impiegata…Bilingue, esperienze contabili, eccetera eccetera…Sono contenta che mi abbiate contattato! Il colloquio…Sì, aspetti un secondo che prendo carta e penna.
Un ampio sorriso le si apre in volto, afferra una matita e un’agenda e si siede su una sedia da ufficio, una di quelle girevoli.
– Mi dica pure il posto e l’ora… Ah…c’è qualche domanda preliminare, ho capito…Mi dica…No, non sapevo. Non era specificato che fosse una sostituzione maternità, mi rendo conto di che significa.
Pausa di qualche secondo.
– No, non sono sposata, no.
Annuisce col capo, inizia a muovere nervosamente una gamba, oscillando da una parte all’altra con la sedia-
– Fidanzata? Mhm, beh, no, cioè, voglio dire…Sì, capisco che avete bisogno della massima onestà, che per voi è stato un colpo, l’avevate appena assunta a tempo indeterminato e zac! lei ti rimane incinta. Non sono cose da farsi. No, ma io non sono fidanzata, glielo assicuro.
La voce si fa stridula.
– Cosa significa, scusi, che non mi sente sincera?
Pausa. Si accovaccia sulla sedia, tossisce.
– Mi sono lasciata col ragazzo cinque mesi fa. Sì, è una storia finita. Ci ho sofferto, sì, ma mi è passata, ora sto bene…No. Stia certa. Non ci si vede più, e comunque non era poi una cosa seria, mai pensato a farmici una famiglia, non era fatto per me.
Silenzio. Il volto si è fatto scuro.
– Sì, le dico tutto ora, lo prometto. In cinque mesi qualcuno ho visto, sono uscita qualche sera, ma mai nulla di rilevante. Sono stata attenta.
Altra pausa di silenzio, l’espressione della donna si corruga, come per concentrarsi. Dopo qualche istante si appiana, rasserenata
– Sì, ok, va bene. Tanto erano legami che volevo tagliare comunque, nella vita bisogna scegliere le priorità e per me è arrivata l’ora di farlo… grazie a voi… Addirittura un tempo determinato da 10 mesi? Mi rendo conto dell’opportunità che mi state dando…
Riconoscente, si asciuga una lacrima di commozione che vela gli occhi, riprende in mano il blocchetto e la penna momentaneamente abbandonati sulla scrivania.
– Via De Monti 30, dopodomani alle 10, quarto piano, grazie, grazie mille.
Click. Cala il sipario.
(Daphne)