Internet – Lo “Sbafo-Fi” a Genova
Quello che mi affascina dei giovani è la semplicità con la quale riescono a risolvere gli insormontabili problemi dei costi quotidiani arrangiandosi come possibile. Camminando per Genova non si può fare a mano di vedere dei ragazzi seduti sui gradini o appollaiati sopra monumenti, con PC acceso a navigare in Internet, rubando per strada il segnale radio a qualche ufficio ignaro.
Gli apparecchi per la connessione via radio a Internet spesso sono privi di qualsiasi protezione, che comunque anche quando è presente può essere superata in pochi minuti. Si assiste così alla migrazione cittadina guidata dalla necessità di navigare, si chiama wardriving ma lo definirei come “Sbafo-Fi”, che in Italia è un reato penale.
Fa piacere vedere questi giovani ragazzi violare con tanta intelligenza la legge sulle telecomunicazioni, che obbliga il detentore del collegamento ad assumersi una responsabilità fin penale su una cosa che non conosce, che nemmeno si immagina di non essere in grado di saper gestire e che invece i cosiddetti esperti attuano così male con la piena coscienza di esporre i propri clienti a rischi di indagine mica da scherzare.
Il legislatore ha di solito poco a che fare con la tecnologia e le cose nascono su basi giuridiche vecchie e sorrette da pilastri di sabbia. Anche il buon Beppe Grillo ci casca e dice che puoi essere tracciato dall’indirizzo IP, che è una specie di impronta digitale del pc su Internet, cadendo nel tranello di confondere il mezzo con il suo utilizzatore, un po’ come indicare l’assassino solo dalla marca delle sigarette trovate sul luogo del delitto. Così la presunzione di reato sul titolare della linea è un errore, quando si ha solo la certezza che lo stesso sia stato compiuto con un certo computer, anzi spesso nemmeno quella (visto appunto la condizione della sicurezza nella descritta banda radio Wi-Fi). Se poi vogliamo parlare dei cablaggi, basta recarsi nelle cantine per capire quanto sia facile collegarsi alla linea di una innocente vecchietta, che diventa così ladra di quei film e di quella musica targata da chi, in barba ad ogni buona regola di concorrenza, detiene i l trust su produzione, distribuzione e supporti. Insomma una certezza di reato a fronte di una incertezza della prova.
Sarebbe meglio smetterla con queste stupidaggini di voler cercare a tutti i costi un Satana e liberalizzare tutto. Evitiamo che questi giovani rischino anche solo in teoria di iniziare una carriera di galeotti solo per aver cercato di avere in qualche modo quello che lo stato dovrebbe regalare a tutti, l’accesso al mondo.
Invece abbiamo assistito alla privatizzazione di Wi-Max (la Internet prossima futura) che è una rete che richiede investimenti ridicoli per uno stato, ai tentativi di bloccare i blog, di imporre loro il direttore responsabile iscritto all’albo dei giornalisti e altre posizioni sintomo della dipendenza della nostra classe dirigente da interessi tutt’altro che pubblici. Si salva Pordenone grazie ad un giovane eletto al consiglio comunale: http://it.youtube.com/watch?v=zBTnkEnXTlc&NR=1.
(Stefano De Pietro)