Lanternopoli/1 – Ricambio generazionale, ma quali giovani?
A coronamento di un anno di indagini, ripreso da una microspia piazzata nel suo ufficio, sorpreso in flagrante mentre intascava una mazzetta, il presidente di un ente pubblico viene arrestato dai carabinieri. Così comincia, con l’arresto di Mario Chiesa, la storia pubblica di Tangentopoli e di Mani pulite. Sbigottiti, i cittadini da lì a poco si familiarizzeranno con nuovi e vecchi nomi di brasseur d’affaires, di imprenditori e con giri vertiginosi di bustarelle e di affari dell’ordine di decine di milioni di euro. La nota vicenda di 16 anni fa è stata evocata dai giornali locali a proposito di quella che si pensa essere la sua riedizione genovese. Craxi parlava di “mariuoli”, Marta Vincenzi di “cattivi guaglioni”, ma per importanza del giro di affari e uomini (imprenditori, amministratori pubblici, politici) finora coinvolti nella corruzione, Lanternopoli non è Tangentopoli.
A Genova, due anni di indagini e migliaia di intercettazioni telefoniche e ambientali (decine di microspie disseminate in molti ristoranti della città) hanno portato a un’ordinanza cautelare di 600 pagine corredata di altre 1000 pagine di allegati. Nella rete, un imprenditore, il portavoce del sindaco, due assessori e due ex consiglieri comunali, il presidente dell’ospedale”Bambin Gesù” di Roma, ex direttore generale della Regione.
Alla pletora forse inevitabile di notizie sui quotidiani locali, ha corrisposto un’attenzione relativamente modesta da parte di quelli nazionali. Scontata la reazione del centrodestra che chiede le dimissioni della giunta di Marta Vincenzi e quella del centrosinistra che esprime fiducia nella magistratura, riesce difficile sottrarsi all’impressione di una sproporzione tra il notevole impiego di risorse investigative e i risultati raggiunti da un’inchiesta che forse, a causa di una fuga di notizie (indiscrezioni riportate da Panorama a gennaio), ha dovuto anticipare i tempi. A meno che ulteriori sviluppi dell’inchiesta (che sembra puntare molto più in alto), non finiscano invece per smentire questa impressione.
Resta la protesta della Federazione esercizi pubblici genovesi, che parla di danni di immagine e di gogna mediatica per aver reso pubblico il nome dei ristoranti dove sono state piazzate le cimici (Corriere Mercantile, 24 maggio 2008), ma nessuno sembra preoccuparsi di come effettivamente è stata tutelata, in questo contesto, la vita privata dei cittadini, la loro privacy. Resta la solidarietà di Burlando (“Le sono molto vicino”) e quella ovvia del Pd (ma con margheriti defilati), mentre la Vincenzi, chiaramente indebolita, chiede scuse alla città e prepara il rilancio della giunta. Resta, come lei dice, l’amarezza per il tradimento dei suoi giovani collaboratori, per la perdita delle speranze riposte in un “ricambio generazionale”. E resta purtroppo senza risposta la questione avanzata qualche anno fa dallo stesso Massimiliano Morettini: “Allora, il dibattito sugli under 40 – posto anche con una lettera ai vertici dei Ds pochi mesi fa – pone a tutta la classe diri gente, giovani inclusi, un grande interrogativo: come partecipa questa generazione alle scelte strategica della comunità?” (Repubblica, 25 settembre 2005).
(Oscar Itzcovich)