Immigrazione – PD tra inseguimenti ed assenze

Immigrati e stranieri in primo piano. Il governo ne fa il centro di una ricerca di consenso che, a quanto pare, viene generosamente accordato dalla opinione pubblica. Oggi Guido Bolaffi, a “Prima Pagina”, parla di una fase in cui finalmente emerge la realtà. Quella che sta emergendo, credo, è soprattutto la realtà culturale profonda del paese, che ora si sente legittimata ad esprimersi senza remore. Corrado Augias (Repubblica del 15 maggio) – rispondendo ad una lettrice incredula di fronte al suo vecchio zio socialista che confessa di aver votato Lega – cita Bauman: nei momenti in cui le prospettive si fanno incerte, i timori per il futuro si trasformano, al di là della realtà concreta, in timori per la propria immediata incolumità, “per la propria casa violata, per i bambini rapiti dagli zingari come in una antica fiaba terr ificante”. Quando le cose stanno così, aggiunge Augias, è inutile parlare di risanamento del debito pubblico: “Se non si capisce questo perfino il vecchio fabbro romagnolo che sembra uscito da un edificante racconto di fine ottocento va a votare per la Lega”.


Purtroppo pare proprio che sia il precedente governo, sia l’attuale opposizione, questa cosa non l’abbiano affatto capita, e qui siamo. Augias dice che nella perenne ricerca del “giusto mezzo” la sinistra è finita per cadere per terra. Ed ancora oggi il PD si limita ad inseguire (a distanza) le posizioni del governo, insegue le briciole di consenso che cadono per terra, sottolinea le similarità, circoscrive il dissenso. Di fatto non si riesce a capire quale sia e dove si formi la sua cultura di fondo. La presentazione del libro “Il caso zingari” di Marco Impagliazzo (22 maggio, Teatro della Gioventù) offre una occasione di riflessione. L’iniziativa è della Comunità di S. Egidio e del Centro Primo Levi, intervengono Borzani, Petruzzelli, Mons Marchetto, Ariel Dello Strologo. Fatti storici, informazioni, storie di vita, analisi della attualità su cui vengono pronunciate parole di allarme: si sta tornando alle generalizzazioni, alle colpevolizzazioni di massa, questo fu il terreno della Shoah, ci sono persone che hanno di nuovo impugnato i bastoni, per contrastare tutto ciò non basta che la cultura lo racconti a se stessa, serve una responsabilità della politica, una compattezza sociale, sentirsi di nuovo portatori dei valori profondi che la nostra civiltà ha elaborato in centinaia di anni, e che ora stiamo dimenticando…
Il teatro è strapieno, gente in piedi, molti giovani. Ma la platea rappresenta in modo evidente la separazione con la parte politica che dovrebbe rappresentarla, e che non c’è: assenti politici, rappresentanti delle istituzioni, sindacalisti, tranne una solitaria eccezione. Quanto ai “media”, solo un articolo sul Corriere Mercantile ed un servizio del TGR nella solita versione “melassa” confezionata appositamente per non lasciare traccia.
Nessuno a raccogliere e trasmettere le storie che sono state raccontate, le parole che sono state dette. Impossibile, in queste condizioni, che arrivi alle persone una parola pubblica che le aiuti a capire il mondo che le circonda e, soprattutto, se stesse.
(Paola Pierantoni)